Sono almeno 65.000 i bambini liberati da forze e gruppi armati negli ultimi 10 anni: lo ha ricordato l’UNICEF oggi, in occasione del 10° anniversario della Conferenza degli Impegni di Parigi (“Paris Committments”) per porre fine all’uso dei bambini (0-18 anni) nei conflitti armati.
Oltre 20.000 sono stati i minorenni in armi smobilitati nella Repubblica Democratica del Congo, quasi 9.000 quelli nella Repubblica Centrafricana e oltre 1.600 in Ciad.
Nonostante la difficoltà ad avere dati esatti sul numero di bambini utilizzati e reclutati nei conflitti armati, l’UNICEF stima che decine di migliaia di bambini e ragazzi/e di età inferiore ai 18 siano utilizzati nei conflitti in tutto il mondo.
Secondo le stime, 17.000 minori sono stati reclutati nel Sud Sudan dal 2013 a oggi, e circa 10.000 nella Repubblica Centrafricana.
In Nigeria e nei paesi limitrofi, secondo dati verificati dalle Nazioni Unite, quasi 2.000 bambini sono statireclutati da Boko Haram nel solo 2016.
Nello Yemen, dall’escalation del conflitto (marzo 2015) a oggi l’ONU ha documentato quasi 1.500 casi di arruolamento di minori.
«Dieci anni fa il mondo ha preso un impegno per i bambini coinvolti nelle guerre e ha unito questo impegno con l’azione. Un’azione che ha contribuito a dare a 65.000 bambini una nuova possibilità per una vita migliore» ha commentato il Direttore dell’UNICEF Anthony Lake. «Tuttavia, il meeting di oggi non è solo per guardare a ciò che è stato realizzato, ma anche per concentrarci su ciò che resta da fare per aiutare i bambini coinvolti nelle guerre.»
Il numero di Stati che ha approvato gli “Impegni di Parigi” è quasi raddoppiato in 10 anni, passando dai 58 del 2007 agli attuali 105, a conferma di un crescente impegno globale per porre fine all’utilizzo dei bambini nei conflitti.
La “Conferenza Internazionale Ministeriale di Parigi per la Protezione dei minori nei conflitti armati” organizzata dall’UNICEF e dal Governo francese, esaminerà alcuni temi di estrema importanza: il rilascio incondizionato di tutti i bambini, senza eccezione, e la fine dell’arruolamento di minori; maggiori risorse per finanziare il reinserimento sociale e l’istruzione dei bambini smobilitati; un’azione urgente per proteggere i bambini sfollati, rifugiati e migranti.
«Fino a quando i bambini saranno ancora coinvolti nei combattimenti, non possiamo rinunciare a lottare per loro» ha concluso Lake.