Non solo storie
Un’altra Mantova di Vincenzo Corrado edito da Editoriale Sometti, è un’accattivante raccolta di storie, raccontate dall’autore nel corso della sua professione di giornalista professionista. Accattivante, perché non si tratta di racconti di fantasia, ma di storie reali, che l’autore ha selezionato tra le tante che ha indagato e riportato nelle colonne della Gazzetta di Mantova, il quotidiano in cui lavora come redattore da dodici anni. Per Vincenzo Corrado, però, queste storie erano monche, dovevano essere “ripescate”, perché dietro c’era molto di più. Erano storie che raccontavano altro, mondi sommersi ma anche semplici storie che non dovevano essere dimenticate, perché umanamente rilevanti o perché di stimolo ad una riflessione ben più ampia.
Mantova è un microcosmo che ingloba in scala ciò che avviene, né più né meno, in Italia. Maestri di giornalismo, clochard, operatori umanitari, club e musica live, truffatori del pallone, a Mantova c’è tutto e l’autore sentiva il bisogno di raccontarlo.
Vincenzo Corrado, classe 1987, è catanese di nascita e mantovano d’adozione. Attualmente si occupa di cronaca ed è uno dei redattori che cura l’aspetto editoriale del sito internet della Gazzetta di Mantova e dei canali social a esso collegati. Nel 2010 con l’articolo Arte e speranza nei territori dilaniati dalla guerra si è aggiudicato la targa Athesis nell’ambito del Premio giornalistico nazionale Natale UCSI – Unione cattolica stampa italiana. Nello stesso anno è stato tra i vincitori del Premio letterario 800 euro… forse! organizzato dalla Cgil di Mantova. E’ coautore di 5G e il complotto maledetto. L’inchiesta che smonta tutte le fake news (Amazon, 2020).
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con l’autore e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul libro e sui suoi progetti futuri.
Un’altra Mantova di Vincenzo Corrado
Partiamo dall’inizio. Perché ha sentito il bisogno di raccogliere e raccontare in un libro fatti e storie di cui si è occupato nel corso del suo lavoro di giornalista?
Diciamo che esistono vicende paradigmatiche, che hanno un valore universale. Sono convinto che ogni singola storia umana abbia in sé elementi utili per comprendere fenomeni articolati: per esempio raccontare le difficoltà di un gruppo di migranti può essere uno spunto per una riflessione su un tema molto complesso e di grande attualità come il razzismo. In buona sostanza sentivo la necessità di andare oltre la cronaca, il tentativo è stato quello di partire da un fatto singolo per stimolare un ragionamento più ampio. I temi su cui invito a riflettere sono decisamente diversi tra loro: dal calcio alla povertà, dal giornalismo al nostro approccio ai social network passando per la guerra e le difficoltà dei giovani.
C’è un criterio che ha seguito per la selezione delle storie di “Un’altra Mantova” oppure ha scelto esclusivamente quelle che l’hanno coinvolta emotivamente?
Ho scelto le storie che meglio potessero dimostrare un assunto ben preciso: a Mantova come in qualsiasi altro luogo è possibile osservare fenomeni universali, farsi un’idea di come gira il mondo. Dal punto di vista quantitativo succedono molte più cose a Londra o a New York, questo è ovvio, ma volevo rivendicare l’importanza della “provincia” intesa come pezzo di mondo vivo, popolato da persone illuminate e persone spregevoli, fatti positivi e altri disdicevoli. Vorrei che dopo aver letto “Un’altra Mantova” qualcuno pensasse: “Forse dovrei stare più attento a ciò che succede sotto casa mia, nel mio quartiere o nel paese vicino e smetterla di pensare che il meglio accada sempre da un’altra parte”.
Nel suo libro lei affronta temi importantissimi, tra cui la solidarietà, e racconta ne Il clochard e la dolce vita una storia bellissima a lieto fine, che è uscita dai confini di Mantova. Qual è il sentimento predominante di un giornalista quando una bella notizia ottiene un tam tam così importante?
Chiaramente fa piacere quando una bella notizia diventa “virale”, ne abbiamo un disperato bisogno visto il periodo buio che stiamo attraversando da oltre un anno a causa della pandemia. Però va considerata anche l’altra faccia della medaglia e cioè che più la notizia circola, più purtroppo c’è il rischio che venga “inquinata”. Mi spiego: io scrivo un articolo dopo aver parlato direttamente con i protagonisti, ho assistito di persona alla vicenda, la mia è prima di tutto una cronaca fedeli ai fatti; nel momento in cui la notizia viene ripresa da altre testate può capitare che chi se ne occupa aggiunga dei particolari o ne sottolinei un aspetto in particolare (per errore o magari per rendere la news più attraente per il lettore). Mi è capitato di leggere una vicenda raccontata da me su un giornale nazionale che ne ha stravolto il senso per assecondare la propria linea editoriale: ecco, se dovessi dire cosa non è il giornalismo è proprio questo, piegare i fatti alle proprie opinioni.
Mi racconta qual è, secondo lei, un aspetto brutto ed uno bello del suo lavoro?
Sono una persona molto curiosa quindi l’aspetto positivo del mio lavoro è l’obbligo di essere costantemente informato, conoscere ogni giorno fatti nuovi, ampliare le mie conoscenze in vari campi. L’aspetto negativo è parente stretto del positivo: capita a volte di doversi occupare di vicende emotivamente pesanti, ad esempio fatti di cronaca nera, ma fa parte del gioco, nel mondo capitano ogni giorno tragedie che tendiamo ad ignorare, ma ciò non toglie che esistano. E qualcuno dovrà pure raccontarle.
Mi ha colpita il suo mettersi a nudo in tante storie, raccontando il suo carattere, le sue debolezze, i suoi attacchi di panico, il forte senso etico e di giustizia. Perché ha deciso di condividere con i lettori il suo privato?
Per quanto riguarda le debolezze e gli attacchi di panico sono fermamente convinto che se ne parli troppo poco, sono tabù che vanno abbattuti a tutti i costi e per farlo serve il coraggio di esporsi, a tutti i livelli, in una discussione al bar come nelle pagine di un libro. Non esistono super uomini e super donne, il modello di perfezione a cui un po’ tutti tendiamo è tossico e porta soltanto infelicità. Ho deciso di raccontare alcune mie esperienze sperando che sempre più persone facciano lo stesso, nessuno deve sentirsi solo nei momenti difficili, ognuno di noi ha dei limiti e deve imparare a riconoscerli per vivere meglio. Allo stesso modo temi come il senso di etica e giustizia vanno rivendicati, aggrapparsi al “così fan tutti” per giustificare comportamenti vili o scorretti è patetico e alla lunga dannoso per chiunque. Prima o poi la vita presenta sempre il conto, meglio arrivare all’appuntamento con la coscienza il più possibile pulita.
Che progetti ha per il futuro? Ha pensato ad un altro libro?
Ho da poco terminato il mio primo libro di narrativa, verrà pubblicato entro la fine dell’anno. Dalle storie di “Un’altra Mantova” ho deciso di fare il salto verso la finzione letteraria, seppur rimanendo ben ancorato al reale e al quotidiano. Ne è venuto fuori un libro di cui sono molto soddisfatto, schietto e diretto.