Il Museo Nazionale del Cinema ospita sulla cancellata esterna della Mole Antonelliana, la mostra fotografica UNA STORIA DI ACCOGLIENZA. Il centro per richiedenti asilo Teobaldo Fenoglio di Settimo Torinese. 70 immagini di grande impatto, disposte su tredici pannelli, che raccontano la vita nei centri di accoglienza, il tutto filtrato dall’occhio e dalla macchina fotografica di Uliano Lucas, reporter di fama internazionale.
Le immagini diventano strumento di conoscenza e scoperta di un mondo sconosciuto ai più, narrano una storia fatta di umanità e solidarietà, un esempio virtuoso di gestione.
Visto l’alto valore, questa mostra è stata insignita del riconoscimento ‘Medaglia del Presidente della Repubblica’.
Uliano Lucas descrive la vita nella “terra di mezzo” dei centri di accoglienza. Oltre il viaggio in mare, oltre gli arrivi faticosi verso la riva, porta la sua macchina fotografica dentro al luogo in cui la persona svestita e affamata trova una tenda o una casa e tenta di ritrovare la speranza di una vita da ricostruire.
Lucas presenta il sistema organizzato dell’assistenza nel centro Teobaldo Fenoglio di Settimo Torinese, gestito dalla Croce Rossa Italiana. Racconta la quotidianità del “villaggio” dentro e fuori dal centro: le attività di cura e quelle educative, i momenti di socializzazione, le motivazioni e le professionalità presenti, i medici, gli operatori, gli insegnanti, i migranti stessi coinvolti nell’assistenza ai nuovi arrivati. E poi i luoghi di aggregazione fuori dal centro: la Biblioteca Archimede, le scuole professionali, i corsi di lingua italiana, la moschea e gli altri luoghi di culto.
È un’indagine sociologica che fissa sulla carta fotografica le aspirazioni di chi arriva, di chi parte e di chi guarda, ognuno cittadino a suo modo di un territorio che abita e che vive giusto il tempo per rialzarsi.
Le immagini in mostra e il libro, edito da Mudima Editore, si fanno strumento di conoscenza, di riflessione, di scoperta, di fronte alla non conoscenza che genera ostilità e paure. Raccontano un esempio virtuoso di come può essere gestita l’assistenza di fronte alle “emergenze umanitarie” di questi anni, legate alla fuga da paesi segnati dalla guerra o dall’indigenza, e al contempo si offrono come testimonianza solidale delle vite ferite e sospese di giovani uomini e donne, famiglie e bambini che nel viaggio attraverso il Mediterraneo cercano la possibilità e il diritto di immaginarsi e costruirsi nuovo un futuro.