Lo hanno soprannominato sofa-gate e gli hanno dedicato più di un hastag. L’episodio della sedia mancante per Ursula von der Leyen durante il colloquio ufficiale di inizio settimana con Recep Tayyip Erdogan insieme a Charles Michel è passato da gaffe a caso diplomatico dopo aver fatto un lungo giro sui social. Gesto sessista? Scelta politica? Messaggio subliminale? Le interpretazioni si rincorrono quasi quanto i meme. Per comprendere davvero la portata di quanto è accaduto dobbiamo andare oltre quello che abbiamo visto e soffermarci sulle motivazioni di questo incontro.
L’Europa allargata
Iniziamo col sottolineare che Ursula von der Leyen e Charles Michel sono rispettivamente il presidente della Commissione europea e il presidente del Consiglio europeo: sono, cioè, le due massime cariche dell’Unione europea. Sono giunti in Turchia in missione diplomatica, per cercare di migliorare le relazioni tra il blocco europeo e il Paese cerniera tra Europa e Asia. Dal 2005, infatti, la Turchia è formalmente candidata a entrare nell’Ue ma la sua richiesta è puntualmente respinta. In Turchia vige un regime dittatoriale e non sono rispettati i diritti umani: due condizioni che vanno in contrasto con i principi fondanti dell’Europa. Nonostante i continui rifiuti, in Turchia, nel mese di febbraio sono state arrestate 776 persone in dissenso con il governo di Erdogan mentre in questa stessa settimana sono stati spiccati 10 mandati di arresto ai danni di altrettanti generali colpevoli di aver espresso il loro dissenso sulla realizzazione di un canale artificiale. Per non parlare dell’uscita della Turchia, lo scorso 20 marzo, dalla Convenzione di Istanbul che tutela le donne dalla violenza domestica.
Diritti umani
Quanto illustrato finora dovrebbe bastare per mettere la Turchia con le spalle al muro se non fosse che, per certi versi, l’Europa ha bisogno della Turchia. La sua posizione geografica costituisce un ponte naturale tra l’Europa e l’Asia e una barriera efficace ai flussi migratori provenienti dal medio Oriente. I campi stracolmi di profughi realizzati, con le sovvenzioni europee, al confine tra Turchia e Siria, icona di una nuova emergenza umanitaria, ne sono la prova. Come sono una prova dell’inaffidabilità di Erdogan le sue continue lamentele sugli accordi del 2016 che hanno portato alla creazione di quei campi. Un atteggiamento arrogante, prepotente che vuole tenere sotto scacco le istituzioni europee.
Ursula von der Leyen e il caso della sedia mancante
E’ questa la cifra emersa nell’incontro di lunedì scorso tra i vertici europei e il dittatore orientale. Un atteggiamento arrogante che, sotto gli occhi del mondo intero, espone un capo di Stato, in un’occasione ufficiale, a un gesto che, prima di essere sessista, è di cattiva educazione. Poco elegante, bisogna sottolinearlo, è stata anche la reazione di Michel, comodamente sedutosi al fianco del dittatore. Con il suo “ehm” risentito ma contenuto il presidente von der Leyen è apparsa a tutti come la vittima di turno o la signora a ogni costo. Sono state tante le voci di solidarietà nei suoi confronti tra dichiarazioni ufficiali e tweet. Siamo sicuri che è così che si tutelano i diritti umani?
In copertina foto di Parlamento europeo