Emergenza in corso sulla ISS? Lo spazio americano per la sicurezza lo garantiranno i privati. Per la NASA, come per le altre Agenzie, tutelare la salute dei membri dell’equipaggio residente sulla Stazione Spaziale Internazionale è la priorità. Sebbene fino ad oggi non si sia mai verificata la necessità di evacuare rapidamente il laboratorio orbitante o di riportare prontamente un astronauta sulla Terra, gli addetti ai lavori da tempo dichiarano di essere preparati ad ogni eventualità.
Un corto circuito nel sistema elettrico, una perdita di ammoniaca, così come un’emergenza medica, non sono scenari tanto inverosimili. Tuttavia, la possibilità di fuga dall’avamposto è da considerarsi un lusso: attualmente ogni componente della crew detiene una postazione di emergenza pre-assegnata all’interno della ISS, una configurazione questa che, per esigenze di spazio, impone tra le altre cose un limite al numero degli abitanti dell’orbita bassa. Il rientro a terra d’emergenza inoltre è garantito dalla presenza della Soyuz russa, attraccata al laboratorio orbitante e periodicamente sostituita.
La NASA, per dotarsi di una propria uscita d’emergenza, ora ha un piano che coinvolge gli operatori commerciali: ancorare alla Stazione una sua “scialuppa” di salvataggio, da utilizzare in alternativa alla Soyuz come rifugio temporaneo durante le fasi di riparazione di un eventuale sistema in avaria, o come mezzo di fuga e rientro a casa nella peggiore delle ipotesi. La new entry potrebbe consentire anche di fare spazio a nuovi membri residenti.
Come primo passo, l’Agenzia americana ha stilato un elenco dei requisiti minimi da sottoporre a Boeing e Space X, industrie americane private del settore aerospaziale che, rispettivamente con CST-100 Starliner e Dragon, stanno testando preliminarmente a terra i sistemi di evacuazione per poi valutare, in un secondo momento, le performance delle navette in orbita senza equipaggio. Il fine ultimo è dotare stabilmente la Stazione di una scialuppa americana pronta all’uso, che sia alimentata mentre è ancora parcheggiata sulla ISS, abilitata in ogni istante alla fuga pur dopo mesi di quiete inattiva. Sistemi di circolazione dell’aria e propulsori poi dovranno essere immediatamente reattivi alla chiamata d’urgenza. In questo modo, sarà garantito uno spazio sicuro che tuteli gli esploratori residenti sulla ISS e che incentivi le attività di ricerca sull’avamposto, a vantaggio di tutta l’umanità.