Dal 2016 le autostrade tedesche non saranno più utilizzate gratuitamente, almeno dagli stranieri. Secondo un legge voluta dal ministro dei trasporti Alexander Dobrindt, dal 2016 chi arriva dall’estero dovrà versare un pedaggio per usufruire delle strade extraurbane a quattro corsie. La legge approvata sul finire del 2014, in realtà, doveva già entrare in vigore nel 2015 ma le resistenze interne al partito di Dobrindt e della Merkel, la CDU, il partito democristiano tedesco, hanno ottenuto lo slittamento. Secondo la legge chi varca il confine, acquistando un ticket, deve pagare 10 euro per poter utilizzare le autostrade per dieci giorni, 22 euro per due mesi e 100 euro per un anno. Le stesse tariffe dovrebbero riguardare anche le autostrade a due corsie ma proprio per le resistenze interne al partito, non si ha ancora certezza in merito.
La Germania, che dal 2010-2011, ossia da quando la crisi economica si è acutizzata nel vecchio continente, già non gode della simpatia di molti europei, con questa decisioni non si è fatta amar di più. Qualcuno ha protestato scrivendo sul web, qualcun altro anche ha scritto, ma alla Commissione per le petizioni del parlamento di Strasburgo. È il caso di Annarita Amoroso, 27enne di Ercolano, in provincia di Napoli, neolaureata in Scienze Politiche Relazioni Internazionali. Tenendo in mente uno dei principi capisaldi del processo d’integrazione europea, la libera circolazione di persone, merci e servizi, nel gennaio 2014 ha indirizzato una lettera alla Commissione parlamentare contestato alla legge la violazione degli articoli 18, 26, 102 e 120 del Trattato di Funzionamento dell’UE siglato a Lisbona nel 2007 ed entrato in vigore due anni dopo. La ragazza, con le stesse parole utilizzate nella lettera, spiega che facendo pagare il pedaggio ai non tedeschi «la Germania non garantirebbe una libera concorrenza tipica di un’economia di mercato aperta, a danno dei paesi dell’Europa meridionale gravemente colpiti dalla crisi economica, che rischia di sfociare in una deriva sociale favorita dall’espandersi dei movimenti populisti antieuropei che minano alla solidità delle istituzioni europee».
Il Segretariato Generale della Commissione parlamentare rispose dopo qualche giorno confermando di aver ricevuto la lettera e dopo un anno, nel febbraio scorso, dall’Europa è partita un’altra comunicazione indirizzata ad Amoroso nella quale il presidente della Commissione, la svedese Cecilia Wikström, ha attestato che le questioni sollevate sono ricevibili e che quindi la Commissione ha «avviato l’esame della petizione e ha deciso di chiedere alla Commissione Europea di svolgere un’indagine preliminare non appena le saranno pervenute le informazioni necessarie».
Qualora l’indagine preliminare dovesse evidenziare delle possibilità di violazione degli articoli indicati nella prima lettera inviata all’Europa, si potrebbe procedere con l’avvio di una raccolta firme di almeno un milione di cittadini europei per tentare di bloccare la legge tedesca.