Chiara Carratù è una ragazza del 1990, napoletana, precisamente di Posillipo, con la passione della montagna e degli sci, una passione che le è scoppiata sin dai primi anni di vita. Già a 3 anni la sua famiglia la portò a Roccaraso, stazione sciistica preferita dai napoletani, sotto consiglio del pediatra perché era inappetente. «Il pediatra disse ai miei di portarmi in montagna, che magari in quota mi sarebbe venuto appetito. La stazione più vicina era Roccaraso, in pratica mangiavo solo quando ero lì e mio nonno prese una casa. A tre anni ho messo gli sci, il giovedì mi prendevano dall’asilo e mi portavano lì. Adesso non riesco più a smettere né di sciare, né di mangiare». E anno dopo anno, la Carratù diventa sempre più brava tra i pali con le bandierine al punto di essere chiamata in Nazionale per partecipare alla Coppa Europa, la prima donna del sud a far parte del gruppo della Nazionale. Un giorno si confidò con un giornalista: «Io ormai al mare mi sento un pesce fuor d’acqua, boccheggio. Qui è fresco, si sta bene. Il difficile è raccontare questa mia passione a casa o agli amici, è una lingua che non capiscono».
Ora fa l’istruttrice nazionale, insegna ai bambini per lo Sci Club Napoli. È stata vice campionessa italiana juniores. La sua specialità era lo slalom speciale. La chiamata in Nazionale arrivò dopo i podi e le vittorie in gare FIS e dopo un 7° posto ai Campionati italiani di slalom, dietro alle più famose Curtoni, Karbon, Brignone e Gius.
Ci parli un po’ di lei
Beh… domanda difficile! Ancora dopo 25 anni sono alla ricerca della risposta. Nasco in una fortunatissima famiglia napoletana con un’attitudine pari a zero per lo sci, non era una di quelle che tramandano la passione per la neve da secoli di generazione in generazione. Dopo i primi 4 anni da tesserata FISI sono approdata a casa Napoli nello Sci Club Napoli che ancora oggi mi ospita all’ombra della sua bandiera giallo-blu. Mi ha sempre supportata grazie ai nomi dell’ex-presidente Antonio Scotti Galletta e dell’attualissimo presidente e tutrice Roberta Cataldi sin da quando ero una piccola atleta. Un supporto emotivo, familiare ed economico durato 12 anni agonistici e 4 professionali, raggiungendo un 5° e un 2° posto agli italiani ragazzi, dietro una certa Federica Brignone. Gareggiavo con le più forti d’Italia. Nel 2006 ho rotto il mio primo crociato anteriore che mi ha fatto saltare tutta la seconda stagione. A novembre 2012, stesso giorno del 2006, mi sono nuovamente rotto il crociato. Il chirurgo a causa di un’artrosi in evoluzione mi ha sconsigliato ulteriori attività sportive. Così mi sono “arrangiata” ed ho fatto un salto dall’altra parte: diventata maestra, istruttrice ed allenatrice di II livello.
Quando ha capito che lo sci oltre al suo sport preferito sarebbe diventato anche la sua passione?
L’ho capito alla fine della prima stagione da giovani, quando il gioco si è fatto duro a seguito di piegamenti sulle braccia punitivi per ritardi, sudate sul campo di atletica.
Come è stata accolta nel giro della Nazionale?
Sono stata accolta bene, indubbiamente una delle più belle e formative esperienze della mia vita, ringrazio molto le mie colleghe di squadra che mi hanno fatto crescere molto, mi hanno insegnato tante cose cui non ero abituata.
Qual è stata la sua vittoria più prestigiosa e in quale occasione?
Vittorie prestigiose purtroppo non le annovero nel palmares, considerando che purtroppo non ci sono stati podi in coppa del mondo ed in Coppa Europa. Sicuramente fra i piazzamenti di cui vado più fiera un 5° posto agli italiani assoluti durante l’ultima stagione giovani.
Ha un aneddoto da raccontarci dei suoi trascorsi sportivi?
Avrei, come tutti, milleuno aneddoti, fra bagni al mare antartico di Usuhaia della squadra maschile in acqua ad almeno 5°, a esperienze vissute ed osservate di nonnismo goliardico da denudare giovani leve e firmare il loro corpo con nomi dei veterani.
Cosa fa ora per riempire le sue giornate lontane dalle gare agonistiche?
Ora lavoro per il mondo, sperando di trasmettere quanta più passione possibile e le mie esperienze a giovani aspiranti maestri, e piccoli atleti in ambito di sci club. Sono diventata preparatrice atletica (laureata 2013) e fisioterapista.
Come vede il suo futuro, come tanti giovani delusi dalla vita o in attesa dell’occasione giusta?
Sicuramente non vedo un futuro semplice, ma questo non mi spaventa. Sono in costruzione di chi sarò sulla base di chi sono e verso chi mi piacerebbe essere: dal punto di vista umano e professionale. Cerco di crearmi molte strade e sono attiva in diversi ambiti. Spero di aiutarmi a trovare quell’”occasione giusta” cui tutti aspirano! Magari me la conquisto.
Qual è il suo pensiero ricorrente, a cosa pensa nel suo privato?
Migliorarmi, in ogni ambito, imparare a crescere insieme alle persone che amo, imparare da loro e con loro per vivere nell’amore e nella serenità.
Un’ultima domanda: ha dei progetti in cantiere?
Vorrei affermarmi e crescere come istruttrice ed allenatrice, è ciò che amo fare e vorrei continuare.