Si è inaugurata a Roma, presso lo “Studio Varroni/Eos Libri d’Artista”, la mostra antologica del poeta Lamberto Pignotti, In tutti i sensi, titolo dell’omonimo libro d’artista realizzato per l’occasione, con un’opera manuale e un testo dell’artista, e pubblicato dalle Edizioni Eos. La mostra resterà aperta fino al 17 giugno 2016. Sono esposti di libri d’artista in piccole tirature o in copia unica e opere su carta, nonché libri editi, riviste e testimonianze, preziosi prodotti che delineando il percorso avanguardistico di Pignotti. La mostra vuole essere anche un omaggio per i 90 anni di uno dei padri della poesia visuale, attraverso una produzione che ? almeno quella editoriale ? inizia negli anni cinquanta del secolo scorso ed è ricchissima di poesia lineare, saggistica e narrativa con pubblicazioni presso alcuni dei più grossi editori italiani: Mondadori, Lerici, Einaudi, Marsilio, Guaraldi, Sampietro, Guida, Laterza, Manni.
Dunque, quest’anno il poeta Lamberto Pignotti ha compiuto novant’anni. Questo breve scritto vuol essere un omaggio e una riconoscenza per il grandioso bagaglio critico-creativo che ci lascia questo poeta che ha dedicato alla poesia e al suo insegnamento una intera esistenza.Nato a Firenze nel 1926, dove ha vissuto fino al 1968 per poi trasferirsi definitivamente a Roma, nei primi anni sessanta, con Eugenio Miccini (un altro poeta che ha lasciato il segno nel panorama culturale italiano e della poesia visuale, di recente scomparso) e altri poeti musicisti e pittori, dà vita a quella che fu chiamata “poesia tecnologica” e al “Gruppo 70”, con cui questo tipo di poesia conobbe la sua massima espressione. Si tratta di una anautopia, come tutta la poesia di ricerca e sperimentale, che è senza dubbio migliore del sottostare ai linguaggi ipnotici, il falso perbenismo di una società indifferente dove la poesia è destinata a morire.
Senza dubbio Pignotti è il copofila di questa corrente poetica «che va alla ricerca del nuovo» (Palo Guzzi, introd. al cat. della mostra “Playgraphies”, 1998), con metodo critico, lungo la direttrice che va dal Futurismo fino al “Gruppo 63”. E in questo ambito si muove anche la poesia del Nostro, «con grande forza creatrice e polemica del nostro tempo» (Paolo Guzzi, cit.).
Nel suo repertorio editoriale ha anche una vasta produzione di poesie lineari, iniziate con Odissea, un ciclostile del 1954. La produzione creativa di Pignotti è notevole, annovera la poesia lineare – appunto -, la critica, la narrativa, la videoart, i videoclip, la poesia sonora e fonetica, le curatele e soprattutto la poesia visuale, per quella definizione che va sotto la denominazione di poesia totale che si deve ad un altro grande poeta del secondo novecento, Adriano Spatola. Ma in Pignotti è anche sinestetica. (La sinestesia è una figura retorica di cui si è fatto larghissimo uso nella letteratura italiana, specie nell’Otto-Novecento,una sensazione attraverso un ambito sensoriale che non le è proprio e che può avvenire tra tutti e cinque i sensi della percezione. Ma qui vale come uso di tutti i linguaggi creativi e le sue applicazioni: scrittura, colore, tatto, voce, etc.Per la sua realizzazione (come ci dice il critico d’arte Gillo Dorfles nella pref. al volume Lamberto Pignotti, Carucci, 1975), la poesia di Pignotti, scimmiottando sovente – come del resto i suoi sodali – la pubblicità e la pochezza dei quotidiani, si avvale «di relitti grafici, di brandelli d’immagini tolte dai quotidiani [e dalle riviste patinate con iconografie di modelle o comunque di bellissimi volti femminili], di fotografie invecchiate dagli anni, di francobolli e “associa” queste valenze iconiche con altre di tipo verbale che possono essere parole già stampate, manifesti pubblicitari, fumetti, esclamazione o parole scritte a mano sovrapposte alle altre e che, immediatamente permettono una re-semantizzazione di quelle immagini ormai fruste e di scarsa efficacia». Che è poi l’intento della poesia visuale, specie quando il testo lineare, le parole, perdono la loro valenza propulsiva e allora ecco che il poeta le abbina alle immagini e, perché no? ai colori, ai materiali più vari, per una “spinta in avanti”.