È tempo di regali: fra poco arriva la befana che farà felice, speriamo, tutti i bambini del mondo, un po’ meno i genitori che dovranno districarsi tra migliaia di offerte ed articoli, facendo attenzione a comprare il giocattolo giusto adatto ai propri figli, auspicandosi che siano di loro gradimento. Uno strazio, uno stress e un colpo “mortale” al portafogli! Ma ne vale la pena se regaliamo un sorriso ad un bambino.
Nell’attesa che la befana entri nelle case dei bambini col suo sacco stracolmo di giocattoli, al Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, dall’8 dicembre al 19 marzo, si terrà una esposizione dedicata ai giocattoli di svariati tipi e forme, appunto, dal titolo “Storie di giocattoli dal settecento a Barbie”, organizzata da Vincenzo Capuano e promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Saranno esposti oltre mille piccoli giocattoli provenienti dal “Museo del Giocattolo di Napoli del Suor Orsola Benincasa”, alcuni di una rarità unica. Non è la prima volta che a Napoli si pensi ai bambini dedicando loro una mostra di giocattoli. Una precedente mostra è stata esposta nel Natale 2014 nella hall dell’albergo “Mediterraneo”. Anche allora si creò un’atmosfera particolare, un modo per ritrovare quella magia e quel divertimento sincero, anche per chi bambino non lo è da tempo ormai, che soltanto i giochi d’infanzia sanno regalare.
I giocattoli sono esposti per aree tematiche. Ripercorrono, lungo l’immaginario fantasioso infantile, dalla fine dell’800 alla fine del ‘900, la loro storia, da quelli in legno fino a quelli automatizzati, come robot e astronavi, prodotti da fabbriche italiane e straniere del settore: i primi birilli, aerei, pupazzi di peluche e personaggi (a cominciare dal nostrano Pulcinella, anche nella versione Punch inglese e Polichinelles francese, una varietà di Pinocchi rarissimi, Signor Bonaventura, Topolino, Paperino e tutti i personaggi della Walter Disney). Un intero settore è dedicato alla magia degli antichi teatrini di burattini e marionette. Non mancheranno giocattoli di latta (le automobiline di Carette, di INGAP, di Marchesini; i clown di Gunthermann; i cavalli e i piccoli automi di Ferdinand Martin, della Bell, della Cardini); trenini della fabbrica francese Educalux; trottole, giochi da spiaggia, di fantasia; bambole (da quelle fabbricate dalla fabbrica italiana Lenci, alla famosissima Barbara Millicent Roberts, alias Barbie, ideata dalla americana Ruth Handler nel 1959: strano a dirsi ma la prima Barbie era vestita con un costume zebrato, la pelle chiara e i capelli neri legati con una lunga coda); giochi da tavolo tra fantasia e realtà (dall’antico gioco dell’Oca ai più moderni Risiko e Monopoli, dagli scacchi alla dama con i suoi classici quadratini bianchi e neri, dai tarocchi di ogni tipo colore e forme, molti rarissimi e dipinti a mano, alle carte da gioco), soldatini e battaglie militari che venivano regalati ai bambini anche come istruzione pedagogica ed educativa, in quanto insegnamenti, nell’intento degli adulti, forieri divalori universali, quali coraggio, amore per la patria, solidarietà in contrapposizione alle violenza e alla sopraffazione, agli abusi e alle discriminazioni.
Tutti fanno bella mostra di sé per la gioia non solo dei bambini, ma di collezionisti ed amatori del genere.Una parte della mostra è dedicata al “falso” dal titolo “Con i giocattoli nun s’ pazzea”, promossa dall’Associazione “Museo del Vero e del Falso”, in collaborazione con la Procura della Repubblica di Napoli: «un percorso che, partendo dall’esposizione di giochi sequestrati dalle Forze dell’Ordine ed anche grazie all’aiuto di giochi interattivi, punta a sensibilizzare il pubblico ai valori della legalità e della sicurezza dei consumatori; a cominciare dalla salute dei più piccoli», un propedeutico messaggio anche per gli adulti, di come riconoscere giocattoli contraffatti, spesso prodotti con materiali tossici, e quali norme seguire per un acquisto sicuro.
Prima di concludere questo articolo, occorre spendere due parole per un’altra iniziativa “Giocattolo Sospeso” che ha come soggetto, appunto, il giocattolo. Promossa dall’Assessorato ai Giovani del Comune di Napoli l’iniziativa ha scopi benefici per permettere ai bambini più disagiati di vivere le feste natalizie come tanti altri bambini. Chiunque può acquistare un giocattolo e lasciarlo nei negozi che hanno aderito all’iniziativa. Per ritirare il giocattolo sospeso sarà necessario consegnare al negoziante una fotocopia del proprio documento d’identità in corso di validità. Hanno ader
ito i seguenti negozi: Junior Giocattoli, via Pisciscelli, 25; Casa mia, via Cilea, 115; Natullo toys, via Nazionale, 52; Natullo toys, corso Garibaldi, 301; Natullo toys, via A. Ranieri, 51; Leonettti, via Toledo, 350; Leonetti, via Crispi, 82; La Girandola giocattoli, via Toledo, 400; La Girandola giocattoli, via E. Nicolardi, 158-162; Gerardi e Fortura, viale Kennedy, 119; Baby bendrew, via Kerbaker, 100/102; Arcobaleno toys, viale Colli Aminei, 72; Giochi in legno idee regali e Carillon di Onorato Vincenzo, via Montesanto, 58; Bibi – Libreria dei Ragazzi, via Raimondo de Sangro di San Severo, 6; Città del sole, via Kerbaker, 46.
ito i seguenti negozi: Junior Giocattoli, via Pisciscelli, 25; Casa mia, via Cilea, 115; Natullo toys, via Nazionale, 52; Natullo toys, corso Garibaldi, 301; Natullo toys, via A. Ranieri, 51; Leonettti, via Toledo, 350; Leonetti, via Crispi, 82; La Girandola giocattoli, via Toledo, 400; La Girandola giocattoli, via E. Nicolardi, 158-162; Gerardi e Fortura, viale Kennedy, 119; Baby bendrew, via Kerbaker, 100/102; Arcobaleno toys, viale Colli Aminei, 72; Giochi in legno idee regali e Carillon di Onorato Vincenzo, via Montesanto, 58; Bibi – Libreria dei Ragazzi, via Raimondo de Sangro di San Severo, 6; Città del sole, via Kerbaker, 46.
Allora, in queste feste natalizie facciamo tutti un’opera di bene per i bambini napoletani, comprando un giocattolo e lasciarlo a disposizione dei più poveri; poi, tutti a vedere la mostra, grandi e piccini, a rincorrere la fantasia e a ricordare la propria infanzia, magari ritornando a casa più sereni e con la consapevolezza di come eravamo, e forse con un pizzico di convinzione e di rammarico per come eravamo e per come siamo diventati.