Nelle abitudini alimentari dei romani, specialmente durante il periodo dell’ impero, e innanzitutto tra le persone ricche, un posto d’eccellenza era dedicato al vino e alla sua presentazione in tavola. Non a caso definito “re dei simposi”, il vino era consumato in altissime quantità e in tante varietà. In un viaggio virtuale in cui voi sarete i protagonisti, scopriamo alcune varietà di vino e le modalità di presentazione in tavola!
Immaginate di entrare in una sala tricliniare nell’antica Roma: davanti a voi, su una grande tavola posta al centro della stanza, cibi e bevande sono sapientemente disposti in vasellame prezioso. Eh si, prezioso. Se vi avvicinate di più , noterete che i piatti, i vasi e le coppe? sono d’oro, d’argento, di cristallo e di murrina, finemente lavorati e tempestati di pietre preziose! Non si tratta di un tesoro, gli antichi romani apparecchiavano così tutti i giorni!. Badate bene, è solo nelle case dei ricchi che troverete questo sfarzo. Per le persone più facoltose, il vasellame era oggetto di orgoglio e ostentazione di ricchezza e potenza.
Sbirciamo sulla tavola e cerchiamo il vino. Uno schiavo lo versa da una grande brocca (lagoena 1) posta sul tavolo centrale, e da qui in un altro recipiente, il cratere 2 (vaso a larga imboccatura e di grandi dimensioni in cui si mescolavano l’acqua e il vino) per mitigarlo: i romani erano soliti bere il vino caldo e annacquato. A tal proposito, è curiosa la figura dell”arbiter bibendi” ossia una persona che durante il banchetto stabiliva le proporzioni di acqua e vino da mescere nel cratere e che addirittura aveva la possibilità di decidere il momento in cui gli invitati dovevano smettere di bere!
Probabilmente i romani erano così saggi da ammettere di alzare troppo il gomito a tavola… e non a torto se si pensa che
1_cratere
Ritorniamo al vasellame esposto sulla tavola. Notiamo che il servo oltre alla lagoena, sta utilizzando un altro tipo di brocca, l’oinochoe 3, più piccola e che gli serve per attingere dal cratere il vino mescolato per poi versarlo nelle coppe. Di queste ultime, le più ricercate erano fatte di murrina, una pietra semipreziosa di origine asiatica; avevano un prezzo assai elevato, e sembravano destinate a contenere solitamente le bevande calde. Ma non ci distraiamo anche perché il processo di travaso non è finito! Ricapitoliamo: dalle anfore, il vino veniva portato in tavola e messo nella lagoena, poi da questa nel cratere con l’acqua e poi, attraverso l’oinochoe , nelle coppe. Prima di essere versato nelle coppe però, il vino subiva un ulteriore trattamento: attraverso un mestolo-colino (colum) veniva filtrato per renderlo ancora più limpido, oppure aggiunto a della neve per renderlo più fresco. Finalmente arrivava nelle coppe… Stanchi vero? Condividiamo pienamente. Capite adesso perché i romani passavano tanto tempo a tavola? In una giornata di caldo afoso, un povero convitato doveva agognare una fresca tazza di vino per ore, che crudeltà! (Foto accanto: Kylix)
2_oinochoe
3_lagoena
La tazza di vino agli occhi del nostro amico assetato doveva
sembrare proprio un miraggio. La sete, magari un caldo paragonabile a quello dei tropici e lo sfavillio delle gemme preziose, del vetro e dell’oro di cui erano fatte le tazze, paravano dinnanzi al nostro ospite uno spettacolo stupendo fatto di giochi di luce,di colori e di aromi inebrianti. Ad una condizione iniziale di per sè già precaria causata magari dal caldo afoso, si aggiungeva il vino che, ad alta gradazione alchoolica, darà al nostro amico il colpo di grazia: stremato dalla lunga attesa, dal caldo e ipnotizzato dal bagliore della coppa, si abbandonerà sul letto tricliniare…magari accanto alla compagna di Ovidio!
Il nostro viaggio alla riscoperta del vino continua e ci porta…
[1] 1 – NO 80. Nonantola, Campo Parrocchiale. Olpe (lagoena) (h cm 18, d. max cm 19,5), età repubblicana. Modena, Museo Civico Archeologico Etnologico. – http://www.sistemonet.it/incoming/viewArchaeology-action.do?id=852¤tPage=2&popup=no
[2] Cratere in bronzo. Da Pompei. Napoli, Museo Nazionale – foto tratta da”Vita e costumi dei romani antichi”-Museo della Civilità Romana-Ed.Quasar
[3] Oinochoe in bronzo dalla casa di Giulio Polibio a Pompei (Pompei, inv.2799) – http://espresso.repubblica.it/foto/2015/07/06/galleria/il-mediterraneo-nel-piatto-cosi-si-mangiava-ai-tempi-dell-impero-romano-1.219971#3
[4]Kylix con scene del mito di Teseo, V sec a.C-ceramica.Ferrara, Museo Archeologico Nazionale
Fonti:
A.DOSI, F. SCHNELL, Vita e costumi dei romani antichi, Pasti e vasellame da tavola, Museo della civiltà romana, Edizioni Quasar