Avvicinarsi al Sole fin quasi a sfiorarlo: ecco la nuova sfida della NASA, che con la sua missione Solar Probe Plus tenterà un’impresa immaginata circa tre millenni fa già dalla mitologia greca.
Ma se Icaro pagò con la vita la curiosità che lo spinse ad avvicinarsi troppo alla nostra stella dopo la fuga dal labirinto di Minosse, l’agenzia spaziale americana sa molto bene quello che fa.
L’idea è semplice, mandare una sonda vicino all’atmosfera solare in grado di raccogliere e trasmettere sulla Terra una enorme quantità di dati sulla grande palla infuocata attorno cui ruota il nostro pianeta.
La pratica è ovviamente più complicata, perché la navicella dovrà essere costruita in modo da poter resistere alle condizioni estreme che incontrerà vicino al Sole.
Per questo la NASA ha iniziato una serie di test in parallelo alla costruzione della sonda, che nei giorni scorsi ha raggiunto la cosiddetta Fase D: un periodo che va dall’assemblaggio fino al lancio della navicella, previsto per l’estate del 2018.
Solar Probe Plus avrà quindi due anni esatti di tempo per dimostrare la sua resistenza, garantita da uno scudo in carbonio spesso 114 centimetri che la proteggerà dai quasi 1.400 gradi centigradi emanati dalla superficie del Sole.
Ben 24 orbite sono previste dal lancio della navicella fino al raggiungimento della sua posizione finale. Per ridurre la sua distanza dal Sole, Solar Probe Plus utilizzerà 7 flyby su Venere, fino a raggiungere le ultime tre orbite che porteranno la sonda a circa 6 milioni di chilometri dalla superficie del Sole.
Se non sembra abbastanza, basti pensare che è circa sette volte più vicino al Sole di quanto raggiunto da qualunque navicella prima d’ora. Qui l’intensità del calore solare verrà percepito oltre 500 volte in più rispetto a una ‘normale’ orbita attorno alla Terra.
La missione fornirà dati fondamentali sull’attività solare, contribuendo notevolmente alla nostra capacità di prevedere grandi eventi atmosferici che possono influenzare la vita sulla Terra.
Primo obiettivo scientifico di Solar Probe Plus sarà tracciare il flusso di energia prodotto dalla corona, lo strato più esterno dell’atmosfera del Sole, esplorando i meccanismi fisici responsabili dell’accelerazione del vento solare.
Questa ‘carezza’ alla nostra stella, oltre ad aver scatenato l’immaginario dei nostri antenati, è un traguardo che gli astronomi puntano a raggiungere da circa 60 anni, e che presto aprirà una nuova finestra sulla comprensione dei bollenti flussi solari.