Il disco della 20a edizione del festival “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty” ha vinto la Targa Tenco nella categoria “Album collettivo a progetto”, una importante affermazione che arriva proprio alla vigilia della 21a edizione.
A sottolineare la grande soddisfazione per “Voci” è il direttore artistico Michele Lionello: “Per noi è un importantissimo riconoscimento dell’impegno artistico di vent’anni a fianco di Amnesty International Italia per promuovere la musica di qualità e i diritti umani. Un ulteriore stimolo per continuare in questa direzione”.
L’associazione “Voci per la libertà” vuole condividere il premio con Amnesty International Italia e con i partner storici MEI (che ha collaborato alla realizzazione del Cd) e Rete dei festival, e vuole ringraziare chi ha sostenuto il progetto, MiBACT e SIAE, quest’ultima nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.
Ma la condivisione, oltre che un grande ringraziamento, sono anche ovviamente per gli artisti presenti nell’album, che hanno festeggiato con “Voci” i vent’anni di festival, e simbolicamente anche per tutti quelli saliti sul palco in due decenni.
L’album racchiude alcuni momenti musicali dell’ultima edizione del festival, quella del 2017, appunto la ventesima. Sono 15 i brani presenti, a partire da quelli vincitori: “Ballata triste” di Nada, che si è aggiudicata il Premio Amnesty International Italia 2017 nella sezione Big, e “Crociera meraviglia” e “Tra l’altro” di Carlo Valente, che ha prevalso nel contest riservato agli artisti emergenti. Troviamo poi tre degli ospiti delle serate del festival, Diodato, The Bastard Sons of Dioniso e Giovi, e gli altri artisti in concorso, a partire da Elisa Erin Bonomo, premio della critica, e dagli Amarcord, premio della giuria popolare fino ai finalisti Nevruz e Tukurù e ad una artista protagonista di Arte per la Libertà – il festival della creatività per i diritti umani, Anna Luppi.
La vittoria in quello che è il maggior riconoscimento italiano per la canzone d’autore diventa inevitabilmente un viatico importante per la nuova edizione di “Voci per la libertà”, quattro giorni pieni di musica di qualità e di attenzione ai temi dei diritti umani dal 19 al 22 luglio a Rosolina Mare, in provincia di Rovigo.
Brunori sas, vincitore del Premio Amnesty Italia 2018, sezione Big, sarà uno dei protagonisti di un programma ricco di eventi, che comprende anche ospiti come Enrico Ruggeri, Mirkoeilcane e la Med Free Orkestra e i semifinalisti del contest 2018.
Sono otto le band e cantautori provenienti da tutta Italia in concorso per il Premio Amnesty Italia, sezione Emergenti, dedicato ai migliori brani legati alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Il contest proporrà le semifinali il 20 e 21 luglio e la finale fra i cinque migliori il 22 luglio.
Il 20 luglio si fronteggeranno: Storie Storte da Venezia con “Mare nostro” (folk), Giulia Ventisette da Firenze con “Tutti zitti” (pop d’autore), La Malaleche da Monza/Bergamo con “Siamo migranti” (patchanka), Iza&Sara da Forlì/Faenza con “Favola” (pop).
Il 21 luglio toccherà a: Pupi di Surfaro dalla Sicilia con “’Gnanzou” (nu kombat folk), Danilo Ruggero da Pantelleria con “Agghiri ddrà” (folk / canzone d’autore), Mujeres Creando da Napoli con “E je parlo ‘e te” (world music), Eleonora Betti da Arezzo con “Libera” (folk / canzone d’autore).
Voci per la libertà è un evento sostenuto da Amnesty International Italia in cui la creatività tocca le persone su temi importanti quali uguaglianza e rispetto. Quest’anno il festival promuoverà la campagna “La solidarietà non è reato” con cui Amnesty International vuole sfidare la criminalizzazione della solidarietà nelle sue varie forme: il lavoro umanitario e dei diritti umani non dovrebbe mai essere criminalizzato perché aiutare le persone ad attraversare i confini in modo irregolare, senza alcun vantaggio personale, non è contrabbando e non dovrebbe essere considerato un reato. Individui e organizzazioni che aiutano rifugiati e migranti sono l’esempio più visibile dell’impegno per costruire comunità più accoglienti in Europa: testimoniano le violazioni dei diritti umani e gli abusi; rispettano l’imperativo umanitario, anteponendo le persone ai confini.