Il sociale non costituisce una priorità nell’agenda del Governo. Il terzo settore nel Mezzogiorno è declassato e nelle mani di pochi personaggi che certamente non brillano per professionalità e trasparenza cristallina.
Tante domande per quella che è una vera emergenza sociale senza tregua ma poche risposte. Anziani, bambini, disabili sono soli e senza assistenza. I Lavoratori, invece, senza stipendio.
Ecco che nei giorni scorsi accade qualcosa d’inaspettato: a lanciare l’allarme in difesa delle fasce più deboli è, addirittura, Stefano Caldoro in persona. Il presidente della regione Campania ha annunciato battaglia per la difesa dei diritti civili e sociali che vedono in prima linea la politica del welfare sempre più sul lastrico, sempre più svuotato della garanzia dei propri diritti da parte del governo renziano.
La presa di posizione di Caldoro nasce a proposito dei tre decreti, approvati a fine luglio, che stabliscono i criteri attraverso i quali dovrebbe avvenire la ripartizione delle risorse destinate agli enti locali: asili nido, mense scolastiche, assistenza ai disabili e agli anziani.
Il problema sorge quando si capisce in maniera lampante che il criterio di ripartizione che si applicherà va a penalizzare la già precaria situazione campana perchè assume come parametro principe quello della “spesa storica”. La domanda che nasce è ovviamente: perchè?
Ebbene, si sa che la spesa storica dei comuni nelle regioni del Sud-Italia è nettamente inferiore paragonata a quella del Centro- Nord per nidi e assistenza disabili-anziani.
Michele De Angelis, presidente della cooperativa sociale Prisma, ha voluto sottolineare come in questa situazione chi non ne esce bene è proprio Caldoro: secondo i dati Istat nonostante i notevoli investimenti tra il 2012 e il 2013, nella determinazione delle uscite di cassa, i conti, in termini di servizio erogato, non tornano.
Secondo quanto dichiarato dal presidente, “Campania, Calabria e Basilicata sono destinatarie di circa 450 milioni euro – di cui 180 destinati alla Campania – per lo sviluppo di una rete di servizi che permette loro di coprire il 12% del servizio nido raggiungendo così i livelli delle altre regioni italiane”.
De Angelis, sottolinea invece che dai dati Istat si nota che nell’anno scolastico 2012/2013 vi è stato un fallimento delle politiche di Welfare compiute dalla Giunta Caldoro.
Se proviamo a fare un excursus in questi ultimi anni dagli anni notiamo che “al Sud si sono persi , dal 2009 al 2013, 2962 posti nido; in Campania nell’anno educativo 2008/2009 i posti nido erano 5094, mentre nel 2012/2013 i posti sono scesi ancora a quota 4486″.
Facendo un totale sono andati perduti 608 posti nido.
Il tasso di natalità è sceso dell’1,5% – secondo quanto riportato da De Angelis – il dato peggiore tra le regioni meridionali. La domanda sorge dunque spontanea: che fine hanno fatto le risorse?
“La Regione Campania – dichiara ancora il presidente della coopertiva Prisma – a distanza di tre o quattro anni dalla concessione del finanziamento, ha erogato solo parte delle risorse destinate agli enti locali. Nella determinazione delle uscite di cassa e per il rispetto del patto di stabilità, la Giunta Caldoro non hai mai considerato realmente tali servizi una priorità, per questo motivo la Regione non paga gli Enti locali”.
Come se non bastasse , secondo quanto affermato dal presidente, il Dipartimento delle Politiche per la Famiglia, ha certificato che dal 30 settembre 2013 non ha ancora programmato, richiesto e utilizzato 34 milioni di euro destinati ai servizi per la prima infanzia.
Non c’è tempo. Non ci sono soldi o meglio le risorse restano inutilizzate o utilizzate male. Una Campania senza diritti, un vero e proprio disinvestimento culturale più che economico, e che, nell’ambito delle Politiche Sociali, distrugge la civiltà e la cura dei rapporti umani.