Una storia di fragilità
“Una bambina, una guerra, una donna” di Fabrizio Bonanno edito da Antonio Crepaldi Editore, è un romanzo storico di vita vissuta, raccontata dall’autore in base ai racconti di una carissima amica.
Lorenza è la protagonista del romanzo e la sua storia comincia durante la Seconda guerra mondiale. L’esperienza della guerra vissuta da bambina le rimarrà nell’anima tutta la vita, sarà una ferita che non riuscirà a rimarginare, ricordi che non potrà soffocare e che le condizioneranno l’esistenza, minando continuamente il suo futuro.
Le sue avventure, le sue esperienze e le sue emozioni sono vere perché vissute realmente dalla protagonista, e ogni donna potrà facilmente ritrovare in Lorenza un po’ di sé e del proprio vissuto familiare.
Fabrizio Bonanno ha tratto spunto dalla storia vera di una carissima amica per creare una biografia romanzata suggestiva e profonda. Molti fatti raccontati nel romanzo sono veri (come la campagna di Russia a cui aveva partecipato il padre di Lorenza), altri invece sono frutto della creatività dell’autore.
Fabrizio Bonanno è un imprenditore agricolo, giornalista e un allevatore cinotecnico dal 1968. La sua esperienza nel settore lo ha portato a pubblicare ben 19 libri a carattere sia tecnico che monografico. “Una bambina, una guerra, una donna” è il suo primo romanzo.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autore a cui abbiamo chiesto qualche dettaglio in più sul suo libro.
“Una bambina, una guerra, una donna” di Fabrizio Bonanno
Quando e perché ha deciso che questa storia doveva diventare un romanzo?
Nella clinica milanese dove nacqui ero, quel giorno, l’unico maschio tra quindici femmine. Forse per questo “inusuale imprinting” mi sono sempre trovato in sintonia con le donne e alcune di esse sono, da decenni, le mie migliori amiche, persone meravigliose con le quale ci raccontiamo e ci confidiamo proprio tutto.
Qual è il lato caratteriale della sua protagonista che la affascina di più? E perché?
La protagonista del romanzo, mia collega in cinofilia, mi ha sempre narrato tutte le circostanze tristi e liete che hanno caratterizzato la sua esistenza. Da bambina visse il drammatico periodo del conflitto bellico che la proiettò in una dimensione adulta soprattutto in una drammatica circostanza dove contribuì a salvare la vita della madre. L’adolescenza e la prima giovinezza furono caratterizzati da quella fragilità interiore retaggio dei difficili momenti vissuti e grossolanamente mascherati con atteggiamenti fin troppo disinvolti. Il suo carattere volitivo le ha però consentito di svolgere con inusuale capacità gratificanti esperienze professionali in molteplici àmbiti.
Il nostro rapporto di amicizia è stato favorito anche da talune affinità elettive e questo mi ha consentito di capire meglio il suo modo di essere che mi incuriosiva.
Nella presentazione del suo romanzo, lei dice che “Una bambina, una guerra, una donna” è un libro che fa riflettere. Ci spiega perché?
E’ stato questo suo raccontarsi in tutta sincerità che ha fatto nascere in me l’idea di scrivere un romanzo.
La stessa protagonista mi ha in un certo senso incoraggiato a esprimermi nuovamente in un genere letterario nel quale ero approdato in anni ormai lontani scrivendo un libro, in parte autobiografico, ma totalmente agli antipodi rispetto al taglio cinotecnico che contraddistingue tutti gli altri libri che ho scritto sino ad ora.
C’è un messaggio che lascia ai lettori con il suo libro? Cosa ha voluto comunicare?
Le varie vicende e i personaggi che ruotano intorno alla protagonista del romanzo sono reali, ma pennellati anche dalla fantasia. Lo scrivere comporta sempre l’intenzione di lasciare un messaggio al Lettore. Uno di essi ha icasticamente osservato che viene narrata una storia che legge nel profondo di chi la legge. Questo perché taluni protagonisti del romanzo esprimono profondità di sentimenti e spessore morale che favoriscono quei momenti di introspezione ampiamente descritti e oggi resi difficoltosi dalla frenesia del vivere quotidiano che riesce a non ingabbiare solo gli animi sensibili.
Saper guardare dentro se stessi può aiutare a comprendere meglio le persone che ci circondano e ad ascoltarle con maggior attenzione.
Lei ha scritto molto, ma mai un romanzo. Qual è stata la difficoltà maggiore che ha incontrato nell’approcciarsi ad un genere diverso dalla saggistica?
Posso dire che nell’affrontare questa nuova esperienza letteraria non ho incontrato difficoltà ma solo qualche timore giustificato dall’accoglienza favorevole o meno che mi avrebbe riservato chi è aduso a leggermi in altri contesti.
Progetti per il futuro? Un sogno nel cassetto?
Sotto questo profilo è stata per me una esperienza positiva ma anche stimolante, al punto che ho già in mente la trama di un nuovo romanzo dove i protagonisti, provenienti da diverse estrazioni sociali e culturali, si racconteranno.
Sono convinto che il pensiero di ogni persona merita di essere conosciuto nei suoi contorni più ampi che travalicano le convenzioni sociali. Intanto buona lettura a “Una bambina, una guerra, una donna” il cui finale riserva un inaspettato e gradevole risvolto!