Era in edicola dal 1924 quando il suo fondatore Antonio Gramsci ed un manipolo di redattori editava quello che poi divenne nel tempo sinonimo di testata giornalistica antifascista prima e organo del PCI poi, fino a cominciare a conoscere le ‘gioie e i dolori’ del mercato; nessuno si sarebbe sognato di dover vedere il giorno della cessazione delle pubblicazioni del giornale sia nella sua versione cartacea che nel formato web: è accaduto, invece, oggi.
In verità era già da qualche mese che il destino della testata sembrava segnato con il processo di fallimento che ha percorso tutte le sue tappe.
Le reazioni, come d’uso ormai, vanno dalla compostezza di chi ha conosciuto il giornale nelle sue varie evoluzioni e la sguaiatezza dei nuovi intellettuali trasversali che corrono da quelli che affermano, cinicamente, che se un giornale non produce profitto deve morire a quelli che, in maniera sarcastica, dicono con sufficienza che poi non è una gran perdita. Noi siamo convinti che il giorno in cui un giornale qualsiasi chiude non è un buon giorno, ma non per lo sterile sentimento di democrazia bensì perchè un pezzo di storia si perde e l’impoverimento culturale del Paese avanza.
Non finirà così, è chiaro che strascichi ce ne saranno.
Lasciateci fare un solo auspicio: se la gloriosa testata della sinistra storica italiana dovesse davvero essere acquistata da alcune compratrici che già si sono fatte avanti, sebbene solo in pectore (!?), forse sarebbe il caso che la curatela dichiarasse il giornale “indisponibile”. Meglio morto che…
IL COMUNICATO INTEGRALE DEL CDR
Fine della corsa. Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti: hanno ucciso l’Unità. I lavoratori sono rimasti soli a difendere una testata storica. Gli azionisti non hanno trovato l’intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale. Un fatto di gravità inaudita, che mette a rischio un’ottantina di posti di lavoro in un momento di grave crisi dell’editoria. I lavoratori agiranno in tutte le sedi per difendere i propri diritti. Al tempo stesso, con la rabbia e il dolore che oggi sentiamo, diciamo che questa storia non finisce qui. Avevamo chiesto senso di responsabilità e trasparenza a tutti i soggetti, imprenditoriali e politici. Abbiamo ricevuto irresponsabilità e opacità. Questo lo grideremo con tutta la nostra forza. Oggi è un giorno di lutto per la comunità dell’Unità, per i militanti delle feste, per i nostri lettori, per la democrazia. Noi continueremo a combattere guardandoci anche dal fuoco amico.