[Ermafrodito dormiente – statua realizzata in età romana – il materasso in marmo di Carrara è stato realizzato da Gian Lorenzo Bernini nel 1619]
Statue, bassorilievi, pilastri di breccia corallina, decorazioni sontuose, pareti dipinte, gira la testa di fronte a tanta abbondanza. Siamo appena entrati alla Galleria Borghese per una visita alla più ampia e completa esposizione delle opere dello scultore e pittore Gian Lorenzo Bernini. L’esposizione, fruibile al pubblico fino al 4 febbraio 2018, ripercorre la vita artistica del Bernini con opere di eccezionale valore che accompagnano il visitatore in un viaggio straordinario alla riscoperta di una delle figure chiave del seicento. La mostra è articolata in otto sezioni (L’apprendistato con Pietro; La giovinezza e la nascita di un genere: i putti; I gruppi borghesiani; Il restauro dell’antico; I busti; La pittura; Bernini e Luigi XIV; Il mestiere di scultore: i bozzetti) in aggiunta alle quali, gli organizzatori hanno predisposto la straordinaria scultura della Santa Bibiana, restaurata in occasione della mostra e che accoglie il visitatore nella prima sala della Galleria Borghese.
La Mostra non poteva essere ospitata in una città diversa da Roma alla quale Bernini consacrò tutto il suo estro e la sua maestria, e non poteva essere allestita in un luogo diverso da quello della Galleria Borghese dove già sono presenti i quattro importantissimi gruppi marmorei del grande artista (il Ratto di Proserpina, Enea e Anchise, Apollo e Dafne, il David). In occasione dei vent’anni dalla sua riapertura, la Galleria Borghese, insieme a FENDI come partner istituzionale, ha voluto celebrare la lunga carriera artistica di Bernini, partendo dalle opere eseguite con il padre Pietro fino agli ultimi marmi realizzati agli sgoccioli del suo percorso artistico. La mostra inoltre presenta un Bernini a tutto tondo, che consente al visitatore di apprezzare non solo il grande scultore ma anche lo straordinario pittore con una serie di dipinti posti al piano superiore della Galleria.
[Santa Bibiana 1624-1626]
Ospite d’onore dell’esposizione è Santa Bibiana, realizzata dal Bernininegli anni 1624-1626. Si tratta di un’opera chiave dell’artista ma anche una delle meno note al grande pubblico. Come annunciato dal direttore Anna Coliva e dal co-curatore Andrea Bacchi, la statua è stata oggetto di un importante restauro e, proprio in occasione della mostra, la scultura ha lasciato per la prima volta il luogo di origine (la chiesta di S.Bibiana nel Rione Esquilino ) per essere mostrata al pubblico in un contesto nuovo e interessante per la comprensione dell’intera attività artistica del Bernini. L’opera fu commissionata da Papa Urbano VIII nel 1624 per l’altare della Chiesa di Santa Bibiana a Roma con l’intento anche di far riflettere i fedeli sul significato del martirio. Nelle intenzioni del committente, la statua doveva essere posta sull’altare e contenere le reliquie di tre martiri (la Santa Vergine Babiana infatti aveva subito il martirio insieme ai genitori e alla sorella durante la persecuzione indetta dall’Imperatore Giuliano, 331-363). La scultura di raro splendore, vuole rappresentare la santa nel momento più difficile della sua esistenza, nel momento cioè dell’accettazione del martirio. L’agitazione psicologica della vittima non è espressa dal Bernini attraverso l’estetica tipicamente barocca dei movimenti del corpo bensì attraverso quelli più silenziosi delle vesti, i cui drappeggi scomposti e fluttuanti evidenziano il dramma interiore della donna.
Le otto sezioni della mostra accompagnano il visitatore nella vita personale e artistica dello scultore che inizia con opere realizzate in stretta collaborazione con il padre Pietro all’interno della sua bottega e termina con le opere della maturità, prevalentemente bozzetti dei lavori commissionati. Al piano superiore della Galleria invece, è possibile ammirare le produzioni pittoriche dell’artista che si accostò alla pittura esclusivamente per diletto e mai per committenza. Sappiamo infatti che quando gli venivano commissionati lavori di architettura lasciava sempre le decorazioni pittoriche ai suoi collaboratori. Egli si accostò dapprima alla corrente neoveneta degli anni Veneti (Guercino, Andrea Sacchi e Giovanni Lanfranco) e poi al caravaggesco Simon Vouet, dando esempio sempre di grande armonia e buona tecnica.
[Putto morso da un pesce]
Ogni stanza della mostra è un tripudio di marmi in movimento, in perfetto stile barocco, che esaltano la genialità e la maestria del Bernini mettendone in evidenza non solo la centralità della sua opera nel seicento ma anche una chiara influenza sulle generazioni future.