Un nuovo studio degli scienziati dell’Università del Colorado Boulder, sotto la direzione di Ted Scambos che si è avvalso di dati prodotti da satelliti, ha svelato quella che può essere considerata come la temperatura più bassa mai registrata sulla faccia della Terra. Tale temperatura è stata raggiunta grazie a degli avvallamenti sulla calotta artica, in una zona denominata come
Altopiano Antartico, che tra l’altro si estende per centinaia di chilometri intorno al Polo Sud, che sono stati da poco scoperti sulla sua sommità, ma non davano in tutti i punti la stessa gradazione. Ma vi sono particolari condizioni che danno luogo a questo freddo così eccezionale: deve essere pieno inverno e con il Sole assente da tempo ed un cielo terso, senza neppure il cosiddetto fenomeno del diamond dust, una nube composta da cristalli di ghiaccio.
In realtà, in questa zona era stato già qualche anno fa scoperto il punto più freddo mai registrato: già nel 2013, infatti, un gruppo di scienziati aveva annunciato di avere trovato temperature in questo luogo di -93 °C, in diversi punti dello stesso altopiano.
Ora un nuovo studio, apparso sul Geophysical Research Letters, annuncia di aver trovato temperature ancora più fredde: il termometro stavolta è sceso a -98 °C. Queste temperature possono essere osservate durante la notte polare meridionale e soprattutto durante i mesi di luglio e agosto.
Cinque anni fa, quando furono annunciati i -93 °C, si disse anche che per raggiungere queste temperature c’era bisogno di un cielo sereno e di un vento leggero: senza queste condizioni, difficilmente la temperatura poteva scendere così in basso.
Tuttavia questo nuovo studio assicura che non sono necessari cieli sereni ma che c’è bisogno di una sola condizione: l’aria deve essere estremamente secca.
Il ghiaccio può, soprendentemente, emanare ugualmente una piccola quantità di calore, ma nelle fasi di secca esso può disperdersi e quindi mantenere il freddo più o meno uniformemente.
Secondo Ted Scambos, scienziato presso il National Data and Ice Data Center dell’Università di Colorado Boulder e autore principale dello studio questa è una condizione della quale bisogna tener conto per gli inevitabili cambiamenti del clima perchè, con l’aumento del vapore acqueo il calore del ghiaccio viene trattenuto sulla superficie, provocandone un surriscaldamento.
Per gli scienziati la sensazione è che, in effetti, questa misurazione rappresenta un punto limite più basso per quanto riguarda le temperature misurabili sul nostro pianeta.