Il Natale alle porte si preannuncia all’insegna del risparmio. I dati Istat hanno fotografato un ulteriore ribasso delle vendite al dettaglio, che a settembre hanno registrato un -0,5% su base annua.
Dunque l’effetto del bonus di 80 euro sui consumi si è rivelato un flop. A confermarlo è anche il Presidente Codacons, Carlo Rienzi: ” L’indice in discesa avra’ inevitabili ripercussioni sulle spese a breve termine. I commercianti non potranno nemmeno fare affidamento sulle spese di Natale, per le quali le famiglie italiane prevedono una contrazione media dei consumi del -5%.” Poi uno sguardo all’estero: secondo Rienzi dovremmo imparare dalle iniziative in favore del commercio attuate da Stati Uniti, Francia e Regno Unito.
Critico è anche il Presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli, per il quale un risultato negativo anche a Natale sarebbe un grave colpo per molti operatori. Per rilanciare la domanda interna occorrono misure ad hoc volte a dare nuova linfa alle vendite e creare nuove occasioni di acquisto. In un quadro di incertezza e scarsa fiducia nel futuro, la propensione al risparmio delle famiglie non può che aumentare: siamo passati dall’11,6% del 2012 al 12,9% del 2013.
Il calo di vendite si estende ormai a tutte le forme distributive con eccezione dei discount. Peggio ancora, poi, per le piccole imprese commerciali: con settembre siamo giunti al quinto calo consecutivo. Le conseguenze sono immaginabili: secondo Confesercenti nei primi 10 mesi del 2014 hanno chiuso i battenti ben 135 imprese operanti nel settore commercio al giorno, con un saldo finale negativo di oltre 22 mila negozi.
I più concordano nell’auspicare che non ci siano ulteriori rincari delle spese fisse, per intenderci soprattutto quelle per l’abitazione e la salute che, dal 2001 al 2013 sono quasi raddoppiate. E poi occorre ridurre il cuneo fiscale, recuperando maggiori risorse dai tagli della spesa pubblica.
Inoltre sarà indispensabile evitare di ripetere i gravi errori del recente passato, come la previsione di ulteriori aggravi per le bollette (energetiche, ma non solo) e il maxi-aumento dell`IVA previsto dalla clausola di salvaguardia, che peserebbero ulteriormente e non poco sui consumi. Giappone docet.