Suona quasi miracoloso che 4,9 milioni di bambini siriani continuino ad avere accesso a qualche forma di istruzione nonostante oltre 7 anni di guerra, violenze e spostamenti di popolazione.
Circa il 90% di essi frequentano scuole pubbliche, in Siria o nei paesi confinanti come Libano e Giordania, dove i bambini siriani rifugiati hanno potuto unirsi ai loro coetanei locali nel frequentare le scuole.
“I massicci finanziamenti da parte dei donatori, una generosità senza precedenti da parte dei governi e delle comunità ospitanti, il lavoro eroico di tanti insegnanti e la determinazione dei bambini siriani e delle loro famiglie hanno reso possibile questo risultato straordinario” afferma Geert Cappelaere, Direttore UNICEF per Medio Oriente e Nord Africa.
“La crisi siriana ha paradossalmente creato nei paesi vicini le condizioni per migliorare le infrastrutture scolastiche, creando nuovi posti di lavoro per il personale docente e alimentando la tolleranza tra popolazioni locali e rifugiati siriani.“
Restano tuttavia da affrontare enormi sfide. La guerra ha vanificato le opportunità educative di 2,8 milioni di bambini: quelli che a scuola non hanno mai messo piede, e quelli che hanno perso anni di istruzione, rendendo estremamente difficile recuperare gli anni perduti.
In alcune parti della Siria andare a scuola può diventare un rischio mortale, a causa di bombardamenti e violenze. Dall’inizio del conflitto (marzo 2011), ben 309 strutture scolastiche sono state bersaglio di azioni militari, e un terzo di esse è fuori uso in quanto distrutta, danneggiata, adibita a scopi militari o per ospitare famiglie sfollate.
Circa il 40% dei minorenni esclusi dal sistema educativo hanno età compresa tra 15 e 17 anni, condizione che li rende vulnerabili a forme di sfruttamento come i matrimoni precoci, l’arruolamento o il lavoro minorile.
Questi fenomeni si stanno espandendo, man mano che l’impoverimento spinge le famiglie a ricorrere a misure di sopravvivenza sempre più estreme. E anche sui bambini e sui ragazzi che riescono a continuare a frequentare incombe il rischio dell’abbandono scolastico.
A loro volta, i governi dei paesi confinanti devono fare i conti con 2 milioni di alunni rifugiati da integrare nel sistema scolastico nazionale, in una situazione economica instabile.
Il progressivo impoverimento delle famiglie rifugiate, la carenza di quantità e qualità delle infrastrutture scolastiche e le barriere linguistiche stanno riducendo l’accesso dei bambini siriani a un apprendimento utile e di qualità.
“Ai leader mondiali che questa settimana si incontrano a Bruxelles per la Conferenza internazionale sul futuro della Siria e della regione chiediamo di non abbandonare bambini e giovani che hanno già sofferto così duramente” ribadisce Cappelaere.
“Urgono finanziamenti sicuri, flessibili, non condizionati e di lungo termine per migliorare il sistema educativo esistente e per ampliare le forme alternative di istruzione di qualità per i bambini e i ragazzi siriani.
Ma la generosità da sola non basterà per porre fine alla crisi siriana. Occorre che chi ha il potere di prendere decisioni e le forze impegnate nel conflitto accettino di porre la tutela e i bisogni dei bambini come la loro priorità”.
Il 24 e 25 aprile a Bruxelles ha luogo la Conferenza internazionale “Sostenere il futuro della Siria e della regione”, organizzata e presieduta dall’ONU e dall’Unione Europea.