A.A.A. offersi occupazione a tempo indeterminato con uno stipendio di 2’3000 euro al mese. Ovviamente la 19enne di Treviso che dopo aver conseguito il diploma pensava d’incontrare mille difficoltà nella ricerca del lavoro, visti i tempi che corrono e tutte le beghe fra articoli 18 ed affini, è rimasta esterrefatta ed ha voluto saperne di più.
Ha contattato l’inserzionista pronta ad inviare il suo curriculum ma la conversazione non è stata proprio quella che lei si aspettava.
La giovane alle sue richieste di approfondimento si è vista rispondere con una serie di domande inequivocabili tipo: “Quanto è alta e che misure porta?” o “Ma di seno, che taglia porta?”.
Un colloquio che nulla di buona lasciava presagire ma la ragazza, per curiosità o puntiglio, ha voluto comunque rispondere, dando all’uomo altezza, peso e taglia di pantaloni e maglietta. Ecco che la risposta non ha soddisfatto appieno il titolare, che ha subito insistito.
Ne scaturiva un alterco conclusosi con la fatidica frase: “Ma sta cercando una segretaria o un’attrice porno?”.
La risposta serafica è stata questa: “Sto cercando una segretaria assistente, ma avrei piacere che mi piacesse. Non sono ossessionato dall’aspetto fisico, ma sicuramente seriamente interessato. Penso sappia come funzionano queste cose”.
Posto e considerato che sicuramente i giovani oggi sanno benissimo che non si devono aspettare granchè dal lavoro, specie se è il primo lavoro e si ha bassa esperienza e formazione. Ormai tutti si sono quasi assuefatti all’idea che i diritti dei lavoratori sono sempre più affievoliti, purtroppo. Un colloquio del genere, però, non può lasciare che l’amaro in bocca: siamo davvero arrivati a questo punto? La flessibilità va bene ma non dovrebbe essere la richiesta di flettersi fisicamente o no?