L’Istat rende note le cifre reali delle condizioni della popolazione italiana dalle quali si evince l’enorme polarizzazione fra Nord e Sud e il divario che porta sempre più quast’ultimo a travalicare (sempre più in basso) i limititi umani delle soglie di povertà . Un quadro impietoso, sperando che governanti e politici (!?) italiani decidano di dedicare loro un po’ del tempo che residua dalle “estenuanti notti” con il gentil sesso
Nel 2009, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono il 10,8 % delle famiglie residenti; si tratta di 7,8 milioni di individui poveri, il 13,1 % della popolazione residente. E’ quanto evidenzia l’Istat, precisando che la povertà assoluta coinvolge il 4,7 % delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di individui. Nel 2008, circa il 61 % delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore a quello medio (29.606 euro, circa 2.467 euro al mese). La distribuzione più diseguale si rileva in Sicilia, Campania, Lazio e Molise. L’incidenza delle persone che vivono in famiglie povere rappresenta indicatore significativo per la valutazione dell’esclusione sociale.In generale,infatti,la povertà è fortemente associata alla struttura familiare,con riferimento sia alla sua dimensione sia alla sua composizione(ad esempio,la presenza di componenti anziani);a bassi livelli di istruzione;a lavori scarsamente qualificati e alla disoccupazione. Nel 2008, in Italia gli individui poveri sono poco più di 8 milioni e corrispondono al 13,6% del complesso della popolazione. Si tratta di 2 milioni 737 mila famiglie, l’11,3 % del totale,con una spesa per consumi inferiore alla cosiddetta soglia o linea di povertà (999,67 euro.Le diseguaglianze nella distribuzione del reddito si mantengono più elevate che nella maggior parte dei paesi europei. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con percentuali di individui che vivono in famiglie povere più che doppie rispetto alla media nazionale e incidenze più contenute in Abruzzo(15,2 %) e in Puglia(21,1 %).Il primato negativo spetta alla Sicilia con il 33,1 % di poveri tra i residenti,seguita dalla Basilicata(29,6 %) e dalla Calabria(28,4 %. La Sicilia registra la più alta concentrazione di individui poveri(20,5 % dell’ammontare dei poveri in Italia).Tale concentrazione interessa anche la Campania e la Puglia, dove si rilevano percentuali significative e rispettivamente pari al 20,3 % e al 10,6%. In queste regioni, come del resto in Sardegna, i poveri sono comunque oltre il 20 % della popolazione residente. All’opposto, nelle ripartizioni settentrionali e al Centro si registrano incidenze di povertà degli individui di gran lunga più contenute (l’8,1 % di poveri tra i residenti del Centro, il 6,2 % nel Nord-ovest e il 5,5 %nel Nord-est), con valori di oltre il 60 % al di sotto della media in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Il dato più alto si osserva per la Valle d’Aosta, dove i poveri rappresentano il 9,2 % della popolazione residente nella regione mentre, al Centro, Lazio e Umbria si attestano rispettivamente sul 9,8 % e sul 7,2 %. L’incidenza di povertà con riferimento alle famiglie rispecchia la situazione riscontrata per gli individui, con incidenze più alte nel Mezzogiorno (il 23,8 % di famiglie povere sul totale delle famiglie residenti nella ripartizione),dove risiedono oltre due terzi del totale delle famiglie povere. Nel Centro-Nord, dove risiede il 68% delle famiglie italiane, appena il 5,4 % si trova al di sotto della linea di povertà .