È stato lanciato dalle Isole Svalbard l’esperimento Olimpo, dedicato a innovative osservazioni cosmologiche che forniranno informazioni sugli ammassi di galassie, sulle galassie primordiali e sul loro contenuto di materia oscura.
Si tratta di un telescopio con lo specchio primario di più di due metri e mezzo di diametro, equipaggiato con rivelatori per microonde molto sensibili. Raffreddati a 0.3K in un criostato, tali rivelatori permettono di misurare le minime distorsioni che la radiazione cosmica di fondo subisce quando attraversa un ammasso di galassie (effetto Sunyaev-Zel’dovich).
Tra il telescopio e i rivelatori è posto un interferometro differenziale che permette di scomporre la radiazione e analizzarla più nel dettaglio, fornendo le chiavi per nuove scoperte nel settore.
Lo strumento è posizionato su una navicella con tutti gli accessori necessari (elettronica di lettura, pannelli solari, batterie, sistema di telemetria e telecomandi, sistema di puntamento e di controllo d’assetto) e ha un peso complessivo di circa 1900 kg; per sollevarlo è stato necessario gonfiare di elio un pallone da ottocentomila metri cubi di volume (che in quota raggiunge le dimensioni di un campo di calcio!).
Per sfruttare a pieno le potenzialità dello strumento è necessario infatti che le osservazioni vengano effettuate ad una quota di circa 40 chilometri (dove il disturbo dell’atmosfera residua è minimo) per almeno dodici giorni.
Questo spiega la scelta del luogo di lancio: alla latitudine delle Isole Svalbard, in questo periodo dell’anno, è presente una circolazione ad alta quota che consentirà al pallone e al suo carico di circumnavigare il Polo Nord e tornare al punto di partenza e forse proseguire ancora una volta verso la Groenlandia. Qui si spera di farlo atterrare e recuperare senza grossi danni lo strumento e i suoi accessori per un nuovo volo, stavolta attorno al Polo Sud.
Olimpo è un programma dell’Agenzia Spaziale Italiana che da diversi anni è impegnata nel supporto alla realizzazione dell’esperimento e nell’organizzazione del suo volo. Il lancio è stato affidato alla Swedish Space Corporation, un’azienda di grande esperienza nel settore, ma che si cimenta per la prima volta in un lancio di un payload così pesante e da una latitudine così alta.
Lo strumento è stato ideato e realizzato dal gruppo di Cosmologia Sperimentale del Dipartimento di Fisica di “Sapienza” Università di Roma, sotto la responsabilità della professoressa Silvia Masi. Contributi importanti sono stati forniti dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche per gli innovativi mosaici di rivelatori KIDS, dall’Istituto di Fisica Applicata ‘Nello Carrara’ sempre del CNR per il sistema di controllo d’assetto, dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per i sensori solari e dall’Università di Cardiff per i filtri.
Importante anche il contributo della ditta LEN di Chiavari che ha realizzato il sistema di telemetria per l’invio dei telecomandi allo strumento e per la raccolta dei dati scientifici.
Il lancio è avvenuto alle 09.07 CET dall’aeroporto di Longyearbyen (Isole Svalbard, Norvegia); dopo una salita nominale di circa 3 ore la navicella si trova alla quota di galleggiamento nominale di circa 37 km e viaggia alla velocità circa 45 km/ora in direzione NordEst, seguendo il vortice artico che al momento risulta stabile intorno al polo.
Grande soddisfazione nel team scientifico: “Sono stati lo sforzo e la dedizione continua di un team di scienziati e studenti che hanno consentito la realizzazione del più grande telescopio da pallone stratosferico mai lanciato”, è il commento a caldo di Silvia Masi PI di OLIMPO, del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza. “Grazie alla sua notevole apertura ed alla estrema sensibilità dei nuovi rivelatori ci aspettiamo importanti risultati sugli ammassi di galassie e sulle prime strutture che si sono formate nell’universo”, aggiunge.
“È stata una lotta contro il tempo meteorologico avverso durante quasi tutta la finestra di lancio”, dichiara Domenico Spoto Project Manager ASI delle operazioni. “Il team delle operazioni ha saputo aspettare e cogliere con grande professionalità e tempestività il momento giusto per il lancio”.
“Aspettiamo da anni questo momento”, chiosa Elisabetta Tommasi che ha seguito la realizzazione dello strumento per l’Unità Esplorazione e Osservazione dell’Universo di ASI, “le difficoltà sono state molte, dall’ottimizzazione dei nuovi rivelatori, alla realizzazione di un sistema di telemetria adeguato, all’ottenimento del permesso di sorvolo del territorio russo, ma nessuno si è arreso e ora aspettiamo i risultati scientifici per trarre i frutti dell’impegno profuso.”