E’ giovane ma così temeraria da brillare in solitudine mentre cresce nutrendosi di polvere e gas a ritmo sostenuto e si accende isolata dalle compagne. Il suo nome è CX330, corpo celeste dal comportamento insolito avvistato per la prima volta dal telescopio spaziale Chandra che nel 2009 ne aveva catturato la luce mentre effettuava una ricognizione del rigonfiamento centrale della Via Lattea, classificandola comefonte di raggi X. Successive osservazioni avevano riconosciuto CX330 come sorgente di radiazioni nello spettro del visibile, suscitando perplessità negli scienziati che non sapevano dare un nome ad un oggetto così esuberante.
Decisivi per definire di cosa si trattasse sono stati poi i dati raccolti nella banda infrarossa con la missione WISE – Wide-field Infrared Survey Explorer – della NASA, che ha individuato una gran quantità di polvere bollente nei pressi di CX330, materiale che deve aver agito da miccia per accendere la giovane stella. Un’intuizione confermata dal confronto con le analisi condotte dal telescopio Spitzer e dagli osservatori astronomici terrestri SOAR, Magellan, la coppia dei Gemini, OGLE-IV e VVV: combinando le diverse prospettive, il risultato è stato un ritratto a tutto tondo di un astro solitario che attraversa la fase di combustione.
Il suo comportamento assomiglia a quello di FU Orionis, stella “effervescente” che prima di “carburare” ha avuto bisogno di attraversare un periodo esplosivo della durata di 3 mesi, tra il 1936 e il 37. CX330 tuttavia è ben più compatta, calda e massiccia della sua antenata, spara getti di materiale a velocità sostenuta verso l’esterno mentre i gas che la circondano e che formano il disco raggiungono temperature tali da ionizzarsi.
Tra i misteri più affascinanti per gli astronomi è che oggetti di questo tipo – di cui ne sono noti appena una decina – solitamente emergono da regioni di formazione stellare in cui giovani astri nascono e si nutrono delle polveri e dei gas di cui queste aree fertili sono ricche. Non nel caso di CX330, che si distanzia dalla fabbrica di stelle più vicina di più di un migliaio di anni luce. Siamo dunque difronte al più solitario tra gli oggetti di questo tipo: la causa potrebbe essere stata una migrazione o un’esplusione dell’astro dopo il suo periodo di incubazione. L’ipotesi appare però poco plausibile perché CX330 è davvero molto giovane e dovrebbe essersi formata nei pressi della sua collocazione attuale.
Altro scenario possibile vede la genesi di una stella a partire dal superamento del livello di densità di gas in una nube con il conseguente collasso gravitazionale e l’accensione di un nuovo corpo celeste. Mentre CX330 prosegue il suo banchetto e indugia nella sua fase esplosiva, gli esperti sono al lavoro per comprendere la chimica dei materiali che ne costituiscono ildisco, perché è proprio qui che potrebbero nascere in un futuro remoto nuovi mondi.