Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Lettonia, Italia, Grecia, Austria e Cipro sono i Paesi aderenti all’Ue che hanno aderito all’iniziativa promossa dal Belgio a favore dei diritti
LGBT. Nella dichiarazione congiunta che hanno firmato, i 17 Paesi hanno affermato la loro preoccupazione riguardo all’ultima legge approvata in Ungheria e invitato l’Ue a scendere in campo. Cosa sta accadendo ancora nel Paese di Viktor Orbàn?
L’Ue contro la legge anti LGBT+ dell’Ungheria
Lo scorso 15 giugno, con 152 voti favorevoli su 199, il parlamento ungherese ha approvato una legge che protegge i bambini dal fenomeno della pedofilia. Ci sarebbe solo da esserne contenti se non fosse che il quadro normativo di questa legge assimila la pedofilia alla pornografia e all’omosessualità. Così la legge si è trasformata in uno strumento per impedire ai minori di 18 anni di conoscere la realtà gay. Nello specifico:
- i libri che parlano di omosessualità potranno essere vietati o censurati;
- i film e le serie tv con personaggi gay potranno essere trasmessi solo in seconda serata;
- le campagne pubblicitarie che inneggiano all’inclusione LGBT non saranno consentite.
Quale progetto per le nuove generazioni
Le leggi ungheresi contro la comunità LGBT, che sono iniziate lo scorso anno con l’emanazione di un emendamento che vieta il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione da parte di coppie gay, hanno ufficialmente lo scopo di proteggere i minori. Proteggerli, secondo note ufficiali, da campagne di inclusione che avrebbero solo l’effetto di influenzare negativamente lo sviluppo dei bambini sia da un punto di vista fisico, sia da quello morale. La diretta conseguenza di queste leggi, in realtà, sarà che i ragazzi che iniziano a maturare orientamenti sessuali diversi saranno discriminati, isolati e non avranno a disposizione strumenti per maturare una consapevolezza né potranno usufruire di aiuti per una crescita serena.
Letter by @dreynders and @ThierryBreton on the new Hungarian bill that discriminates against people based on their sexual orientation https://t.co/gEyx6I3KEh pic.twitter.com/LwLgfoWTYI
— European Commission ?? (@EU_Commission) June 23, 2021
La posizione dell’UE
La legge appena provata dall’Ungheria, che di fatto discrimina le persone per il loro orientamento sessuale “va contro i valori fondamentali dell’Ue. Noi non faremo compromessi su questi principi” ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un suo tweet. Parole legittime ma cosa farà di concreto l’Unione Europea per impedire questa grave violazione dei diritti umani nel suo perimetro? Potrà avviare una procedura di infrazione: dopo due richiami non ascoltati potrà, cioè, imporre delle sanzioni economiche al Paese in questione. Seppure questa procedura verrà messa in atto, dopo che l’Ungheria avrà pagato le sanzioni richieste, cosa accadrà? L’Ue le corrisponderà le somme previste dal Recovery Fund? Lo scorso dicembre la presidente della Commissione europea aveva annunciato che i fondi sarebbero stati erogati solo ai Paesi che rispettano i diritti umani e la risposta di Ungheria (e Polonia) si era concretizzata nel veto al bilancio di fine anno. Una mossa che la stessa von der Leyen aveva dovuto neutralizzare con una delicata operazione diplomatica. La diplomazia, infatti, sembra l’unica arma possibile per appianare simili contrasti poiché l’Ue non prevede procedure di espulsione per i Paesi che non rispettano i suoi principi. Basterà?
In copertina foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay