Le radici storiche del conflitto
Ucraina tra Russia e Occidente di Gaetano Colonna edito da Edillibri è una finestra sull’attuale crisi mondiale che affonda le proprie radici nei primi decenni del XX sec.
Gaetano Colonna, dottore di ricerca in storia antica, ripercorre con il suo saggio la storia recente dell’Ucraina, dal primo tentativo di Indipendenza (alla fine della Grande Guerra) fino all’attacco russo.
La lettura è un viaggio nella storia dell’Europa e dei nostri rapporti non solo con i paesi slavi (specialmente la Russia), ma anche con quelle potenze che vogliono affermare sul mondo la propria egemonia economica. Schiacciata in una morsa, l’Europa mostra ogni giorno di più la propria fragilità, totalmente asservita ai suoi alleati.
Ucraina tra Russia e Occidente di Gaetano Colonna è un saggio da leggere tutto d’un fiato per capire come e perché siamo arrivati a questo punto, ma innanzitutto perché è fondamentale più che mai ripensare all’identità europea.
L’autore espone con chiarezza, semplicità e lucidità una serie di eventi e fatti storici cruciali per la comprensione della guerra in Ucraina. Per questo motivo il libro è adatto a tutti e l’analisi del prof. Gaetano Colonna è un’ottimo spunto di riflessione su numerose tematiche troppo spesso ignorate.
Gaetano Colonna, dottore di ricerca in storia antica, insegna storia nelle scuole superiori. Cultore di storia contemporanea, ha pubblicato La Resurrezione della Patria, per una storia d¹Italia (Tilopa, 2004) e Medio Oriente senza pace (Edilibri, 2009). Collabora con la rivista online www.clarissa.it. e cura il blog ‘gcolonna.wordpress.com’
Ucraina tra Russia e Occidente di Gaetano Colonna
Abbiamo avuto il piacere di intervistare il prof. Colonna con cui abbiamo approfondito alcuni argomenti legate alle tematiche del libro e parlato del suo progetto sull’economia, a cui tutti possiamo partecipare con domande e interventi.
Nel suo saggio lei parte da una tappa fondamentale per capire le attuali radici del conflitto in Ucraina, lei parte cioè dal 1919, da Versailles. Ci può spiegare brevemente (anche se l’argomento è molto complesso) il perché?
È vero, è una questione complessa: ma sono sempre più convinto, studiando il XX secolo e riflettendo sulla storia di questi primi decenni del nuovo millennio, che l’assetto europeo, e perfino quello mondiale, è ancora oggi sostanzialmente quello che venne edificato dai trattati elaborati dai vincitori alla fine della Prima Guerra mondiale: la non comprensione dei dati storici e la prospettiva di imperialismo economico che caratterizzarono quei trattati impedirono di edificare una pace giusta. Non a caso, a mio avviso, da allora siamo in una guerra mondiale permanente, più o meno dichiarata, più o meno strisciante.
Lei è stato ospite di numerose trasmissioni televisive che hanno trattato il conflitto in Ucraina. Riguardo all’approccio della politica italiana al problema, lei che idea si è fatto? Affronta la questione in “Ucraina tra Russia e Occidente. Un’identità contesa”?
Non ho affrontato la questione della politica italiana verso il conflitto, nel mio libro, e nemmeno in incontri pubblici – almeno finora. L’Italia, a mio parere, è purtroppo oramai una quantité négligeable, come dicevano una volta i diplomatici più raffinati: di fatto abbiamo rinunciato ad ogni effettiva sovranità. Le scelte quindi dei nostri politici non rispondono agli interessi dell’Italia ma a quelle dei nostri più potenti alleati: sono essi che ci dettano la linea da seguire.
Spesso sentiamo dire sui media che questa guerra non conviene a nessuno. Ma è vero secondo lei? Se non conviene a nessuno perché la si sta alimentando con l’invio di nuove armi all’Ucraina e con le continue umiliazioni alla classe politica russa, escludendola anche fisicamente dai dibattiti sul tema?
Sicuramente non conviene all’Europa: il conflitto renderà impossibile un’Europa unita ancora per decenni a venire. Inviamo armi perché si tratta di una guerra “per procura”, che corrisponde agli interessi strategici del mondo “atlantico”: uno di questi, fondamentale, è impedire che la Russia possa inserirsi nel processo di unificazione europea. Un’Europa unita che includa la Russia è una prospettiva inaccettabile per le potenze anglosassoni.
Senza ovviamente idealizzare Putin, negli ultimi decenni l’America ha lavorato per creare un muro economico, sociale e politico con la Russia, lavorando molto sull’aspetto psicologico delle nuove generazioni ucraine con il miraggio di un “ El Dorado” occidentale. E’ mai finita secondo lei la Guerra fredda?
Su questo credo che il grandissimo Alexander Solzhenitsyn, i cui insegnamenti purtroppo sono stati trascurati anche da Putin, abbia detto quello che c’era da dire, fin dal 2008: la Russia dopo il comunismo era prontissima ad idolatrare l’Occidente, ma con l’attacco alla Serbia e l’indipendenza del Kosovo, voluta dai circoli occidentali che contano, si sono poste le premesse per l’attuale conflitto. Come dicevo prima, esiste una lunga guerra mondiale, iniziata nel 1914, la cui posta in gioco è il dominio del mondo: la Seconda Guerra mondiale e la Guerra Fredda ne sono stati, per quanto giganteschi, solo due episodi. Questa guerra mondiale è ancora in corso, anche se i popoli di rado se ne sono resi conto.
Lei ha dato vita ad un’iniziativa molto interessante sul suo blog e che ricorda anche nel suo libro. Ci può dire di cosa si tratta?
Se lei si riferisce al lavoro sull’economia, le confermo che da diversi anni in un piccolo gruppo di appassionati cerchiamo di capire l’economia con un taglio storico, nella convinzione che l’economia non deve essere appannaggio solo degli “esperti”, ma deve diventare un tema su cui tutti sono chiamati ad esprimersi. Per questo vorrei concludere citando le parole del secondo presidente degli Stati Uniti, John Adams: «Tutte le perplessità, la confusione, la miseria nell’America sorgono, non dai difetti della Costituzione o confederazione; né dalla mancanza di onore e di virtù, quanto da un’assoluta ignoranza della natura del danaro, del credito, e della loro circolazione». Ecco perché chi si occupa di storia deve occuparsi di economia, e viceversa, ovviamente.