(Adnkronos) –
La Nato ribadisce, quasi due anni dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’impegno a sostenere Kiev nella difesa contro Mosca, ma la narrativa inizia a cambiare, adattandosi all’evolversi della situazione lungo il fronte nell’est del Paese, lungo 1.200 km. Tutti gli alleati riuniti a Bruxelles per la ministeriale Esteri, ha spiegato il segretario di Stato Usa Antony Blinken, “hanno espresso un forte impegno ad un sostegno durevole dell’Ucraina” di fronte all’invasione russa. Kiev, ha aggiunto il segretario generale Jens Stoltenberg, “è più vicina alla Nato che mai. Continueremo a sostenerli nel percorso verso l’adesione. E continueremo a sostenere la loro lotta per la libertà”. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, venuto a Bruxelles per partecipare al Consiglio Nato-Ucraina, ha notato che oramai l’esercito del suo Paese è praticamente un’armata Nato, dati i progressi fatti nella transizione verso gli standard atlantici (Stoltenberg ha detto che Kiev beneficerà di un programma di sostegno pluriennale dedicato).
Il socialdemocratico norvegese, che sintetizza la linea politica dell’Alleanza, ha inserito una considerazione nuova nel suo discorso sull’Ucraina: ha notato che Kiev ha “liberato il 50%” del territorio invaso dai russi e che ha “prevalso come nazione indipendente, libera e sovrana”, cosa che costituisce già “una grande vittoria”. A cosa porterà questa considerazione apparsa nella narrazione della Nato, ripetuta per tre volte dal segretario generale, è presto per dirlo e dipenderà probabilmente dall’evoluzione della situazione sul campo di battaglia. Stoltenberg ha poi ammesso, in pratica, che la guerra tra Ucraina e Russia è arrivata ad una situazione di stallo, cosa che Kuleba ha recisamente negato: “Non c’è nessuno stallo”, ha detto il ministro. Per il politico scandinavo, invece, non si sono osservati “cambiamenti significativi in prima linea negli ultimi mesi”, anche se “sono in corso intensi combattimenti” e i progressi militari si possono misurare “in modi diversi”, non solo in “chilometri quadrati” conquistati. Conta anche “il fatto che siano stati in grado di effettuare attacchi profondi, distruggendo le principali capacità russe, inclusi aerei da combattimento, bombardieri pesanti ed elicotteri”, ha detto.
Andrebbe anche considerato il fatto, ha aggiunto Stoltenberg, che gli ucraini “sono stati in grado, senza una vera Marina, di respingere la flotta russa del Mar Nero fino a Novorossijsk, di modo che ora possono trasportare grano sulle navi da Odessa, attraverso il Mar Nero”. Una fonte Nato conferma che “sul fronte la situazione è diventata relativamente statica, a mano a mano che ci avviciniamo all’inverno”. Entrambe le parti, russi e ucraini, “incontrano difese trincerate” e “faticano a mettere insieme forze d’urto in grado di fare progressi decisivi”. Il fatto è che i russi hanno rafforzato le loro linee difensive, minando il terreno, a volte per una profondità di “decine di km”. Questo tipo di guerra, spesso paragonata al macello della Prima Guerra Mondiale, comporta perdite umane molto elevate. E’ una descrizione che fa il paio con quella del comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, che all’Economist all’inizio di questo mese ha dichiarato che la guerra è arrivata ad una situazione di stallo, cosa che il presidente Volodymyr Zelensky ha recisamente negato. Per la fonte Nato, entrambi hanno ragione, dato che partono da punti di vista diversi: il primo militare, il secondo politico. Stoltenberg, che fin dall’inizio della guerra in Ucraina aveva ricordato che la Russia è una “formidabile potenza militare”, ha ribadito che Mosca non va “sottovalutata”, dato che l’economia russa “è sul piede di guerra” e produce per sostenere lo sforzo bellico. Inoltre, ha sottolineato, il presidente Vladimir Putin ha “un’alta tolleranza per le vittime”.
Il trattamento riservato dai comandi alle truppe russe spedite al fronte, osserva l’alto funzionario Nato, è “orribile”. Spesso soldati poco addestrati “vengono spediti verso la morte”. Gli obiettivi di Mosca nel Paese invaso, ha avvertito Stoltenberg, “non sono cambiati”. E il nemico dell’Ucraina “ha accumulato una grande riserva missilistica prima dell’inverno”, che probabilmente userà “per colpire la rete elettrica e le infrastrutture energetiche” del Paese, con l’obiettivo di lasciare la popolazione “al buio e al freddo”, durante il rigido inverno ucraino. Il ministro Kuleba, per nulla intimorito dai russi, è arrivato a Bruxelles con un messaggio chiarissimo: “Dobbiamo continuare a combattere – ha scandito – l’Ucraina non arretra”. L’obiettivo di Kiev, “invariato”, è ripristinare “l’integrità territoriale all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti del 1991. E niente ci fermerà”, ha avvertito.
Stoltenberg ha ribadito che la Nato continuerà ad aiutare militarmente l’Ucraina e ha lodato Olanda, Danimarca e Norvegia per la decisione di consegnare a Kiev dei jet da combattimento F-16, ma ha anche avvertito che occorre prepararsi ad una “lotta lunga e dura”, poiché “non esistono soluzioni magiche” che possano determinare, di per sé, svolte decisive sul campo di battaglia. Per la fonte Nato, le forze armate ucraine “hanno un piano e lo stanno eseguendo”, ma “è davvero duro combattere contro la Russia”. Ciò nondimeno, i progressi fatti dagli ucraini contro Mosca possono essere descritti solo come “humbling”, dice, vale a dire tali da incutere rispetto e da indurre a ridimensionare la propria autostima. La situazione sul terreno nei prossimi mesi, durante l’inverno, determinerà anche come la Nato, i nordamericani e gli europei, si regoleranno.
Stoltenberg ha sottolineato che i compiti dell’Alleanza di fronte a questo conflitto sono essenzialmente due: sostenere l’Ucraina nella sua difesa contro l’invasore russo, ma anche evitare che la guerra subisca un’escalation, coinvolgendo la Nato. In tutto questo, l’Ue, che è un gigante economico ma ancora un nano geopolitico, si trova in difficoltà, come si è visto nella vicenda del milione di munizioni da artiglieria promesse all’Ucraina, che avrebbero dovuto essere consegnate entro la fine di marzo 2024. Obiettivo che non verrà raggiunto. Kuleba ha confermato che a Kiev sono arrivati finora circa 300mila pezzi. Per la fonte Nato, i ritardi dell’Ue su questa promessa non sono determinanti, dato che l’Ucraina si procura munizioni anche altrove. Il ministro ucraino ha detto di non dubitare della volontà dell’Occidente, e dell’Ue, di aiutare Kiev. Il problema, ha notato, è “tecnico” e bisogna che “le persone che sanno” come funzionano le catene di produzione si dedichino alla risoluzione di questo problema, anche perché, in caso contrario, l’Europa rischia di restare “indifesa”. Forse mai come in questa vicenda si è misurata la distanza tra le promesse dell’Unione, nel suo insieme, e le azioni dei suoi singoli Stati membri. Il problema, ha ammesso recentemente l’Alto Rappresentante Josep Borrell, non riguarda tanto la capacità produttiva, quanto il fatto che le imprese europee della difesa “operano sul libero mercato”, con il risultato che ben il 40% della produzione delle munizioni che servirebbero agli ucraini per difendersi dai russi viene esportato verso altri Paesi. Si vedrà se l’Europa saprà dimostrare con i fatti che Angela Merkel aveva torto, nel 2015, quando osservò che, a suo giudizio, l’Occidente non aveva la volontà di vincere una guerra in Ucraina e che la Russia non era disposta a perderla. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)