L’arrivo dei profughi dall’Ucraina in tutta Europa è una realtà di fatto e non da oggi ma già da subito dopo lo scoppio del conflitto. La Polonia, la Moldavia, la Romani sono stati i primi paesi investiti dall’ondata che giungeva dal confinante Paese invaso.
Bisogna dire che immediatamente è scattata la prima accoglienza e già dalla frontiera i profughi sono stati indirizzati in modo tale che potessero sfuggire alla morsa del freddo e del gelo che caratterizzano quei Paesi. Persone, spesso donne sole e bambini accompagnate dai compagni alla frontiera per poi rientrare a combattere questa sciagurata guerra, che hanno bisogno di tutto.
Fonte: Save the Children
Migliaia di persone stanno fuggendo dall’Ucraina e arrivando in Italia attraverso la frontiera nord. Sono persone provate da quello che hanno vissuto negli ultimi giorni, a causa di un conflitto che ha distrutto le loro vite e il flusso degli arrivi è in costante aumento. In quattro giorni sono entrate circa 1600 persone.
I profughi ucraini arrivano anche in Italia: l’accoglienza è un dovere
Arrivano anche in Italia perché l’ondata di una guerra non fa distinzioni e spinge chi scappa a cercare di trovare riparo in qualsiasi modo e dovunque, anche a migliaia di chilometri di distanza. Bene ha fatto il governo, ma anche le regioni, a prevedere un sistema di accoglienza e stanziare mezzi e soldi per poterlo mettere in moto.
L’accoglienza è un dovere questo l’Italia lo sa bene e, per fortuna, non si tira mai indietro. I profughi hanno diritti riconosciuto dal loro status dalle leggi del diritto internazionale e nessun Paese può e deve sottrarsi a quegli obblighi.
Queste persone vanno aiutate in punta di diritto e, soprattutto, di solidarietà umana. Hanno bisogno di una mano, forse anche di due, e non gli può essere mai negato in nessuno modo. Che questo sia chiaro ed inequivocabile.
Accoglienza sempre ed a tutti
E’ di due milioni la stima dei profughi dall’Ucraina e nel mezzo di una catastrofe di proporzioni bibliche come questa ancora si sentono voci che fanno il distinguo fra profughi che provengono da vere guerre e altri che scappano solo.
A parte il fatto che vorremmo conoscere il protocollo che individua le guerre vere distinguendole da quelle false, ed è tutto dire. A prescindere dall’altro fatto che si offre aiuto a chiunque lo chieda senza stare a cavillare, arrivano dalla frontiera polacca (non dimentichiamo ora che la Polonia era fra quegli Stati che voleva costruire muri per non far passare i migranti) storie documentate di discriminazioni fra profughi e solo in base al colore della pelle.
Ancora continuiamo a non capire? Perpetuiamo sempre gli stessi errori? Non basta che si ripresenta a noi il mostro della guerra in Europa ad un secolo da quei conflitti mondiali che hanno portato tanta morte e distruzione?
I soliti errori
Ora addirittura ci sono profughi di serie A e profughi di serie B? Diamo addosso a chi ha invaso un Paese ma continuiamo a cavalcare posizioni ideologiche e manichee sulla socialità quotidiana. Non c’è fondo all’orrore intellettuale oltre quello fisico delle bombe.
Continuiamo a voler guardare ma non facciamo nemmeno il minimo sforzo per capire. Abbiamo diviso la lavagna in buoni e cattivi e mettiamo nelle due categorie chiunque non pensi come noi. Abbiamo già deciso che questa guerra s’ha da fare? Stiamo solo metabolizzando anche la possibilità di un impegno in prima persona?
Noi crediamo che si sia abbondantemente perso il senso della realtà, anzi ognuno ha una realtà sua e decide che quella deve essere per tutti. Uno sforzo di comprensione che è alla base di qualsiasi intento diplomatico non si vede a nessuna latitudine. Ormai è in tutti l’idea che le questioni si risolvono scazzottando con gli altri.
Attenzione, davanti a noi il baratro è a due passi e ci stiamo dirigendo allegramente verso di esso per gettarci dentro convinti che tutto si rimetterà a posto. Non è così, spiace smentirvi ma non sarà mai così. Lavoriamo tutti per la pace, esigiamo la pace, gridiamolo e quando possiamo accogliamo senza distinzioni di nessun tipo perché la guerra ed il male non fanno distinzioni poetiche, o patetiche come quelle che continuate a fare.