Ucraina e Unione Europea: questo matrimonio s’ha da fare? Una parafrasi del Manzoni, certo, ma una domanda tutt’altro che retorica. È in ballo il futuro e chi spinge per l’entrata subito e senza condizioni dell’Ucraina nel consesso dei 27 sta facendo davvero l’interesse del Paese e della Unione tutta? Il dibattito c’è ed il viaggio di Draghi, Macron e Scholz in terra ucraina dovrebbe servire proprio a dirimere questi dubbi o è piuttosto un altro colpo di mano dell’establishment di Bruxelles ?
Chiediamo venia, qualcuno già ci taccerà di essere filo putiniani ma a noi poco interessa, se disturba il coro dei favorevoli ad libitum a questo processo ma lo diciamo chiaramente: a noi non sembra proprio il momento più opportuno per innescare o alimentare ulteriori tensioni in questa che è sempre più una vera e propria guerra per procura.
L’Ucraina nell’Unione Europea con un ingresso trionfante come quello che pensano i governi europei, non tutti ovviamente, sarebbe solo e nient’altro che un ulteriore favore all’alleanza atlantica nel suo malcelato braccio di ferro con la Russia. Ucraina e UE insieme sarebbe la conferma che quanto dalla Russia viene ad affermarsi, discutibilmente, circa l’accerchiamento atlantico non è proprio campato in aria? Chi anela questo ingresso, ovviamente, afferma che l’Ucraina fa parte dell’UE in maniera naturale. Confondendo, però, volutamente o no questo è da appurare il dato geografico con quello politico.
Ucraina UE è un dilemma difficile, diciamocelo
A parte tutto il discorso di un’Unione che salterebbe, volontariamente, tutta la fase amministrativa burocratica che, normalmente, qualsiasi Paese che ne faccia richiesta dovrà sempre subire in barba a qualsiasi criterio di equità di trattamento ed uguaglianza di partenza. C’è da dire che questo sarebbe un atto eminentemente politico con cui la UE dice al mondo che non è solo più al fianco – idealmente, moralmente e poi però anche praticamente – ma fa del problema ucraino il suo problema.
In sostanza: entra in guerra contro la Russia senza fare troppi giri di parole. Lo fa con l’aggravante di rischiare di innescare un conflitto nucleare sulla pelle non solo degli ucraini – come se non avessero sofferto già tanto fino ad ora – ma di tutte le popolazioni continentali europee esposte al rischio di essere colpite dalle radiazioni nucleari.
Un giocare, tipo Risiko, che porta i signori tecnocrati europei a buona ragione a potersi definire tafazziani ad honorem ma sulle nostre spalle.
La parola Pace, il concetto del lavorare diplomaticamente per la Pace dove è finito? Schierarsi a fianco dell’alleato americano deve per forza significare essere servile nei suoi confronti? Gli USA spingono, non da oggi, per una recrudescenza del conflitto e l’idea che la messa a rischio dei popoli europei non sia altro che un eventuale danno collaterale è addirittura palese.
Il viaggio inutile o dell’utile idiota per l’altrui cupidigia?
È questo dunque un viaggio inutile o dell’utile idiota per l’altrui cupidigia? Altra domanda retorica, ovviamente. Questo fior fiore di capi di governo magari poteva muoversi in siffatta delegazione su tutt’altre presupposizioni. Magari come delegazione di Pace della UE, magari facendosi interprete e portatrice delle istanze del Pontefice o unirsi ad una delegazione della Santa Sede?
In realtà il problema dell’UE è che la Pace proprio non la vuole. Non è nelle sue corde e non la cerca nemmeno con azioni di facciata. La strada delle sanzioni – anch’esse tanto tafazziane – portate avanti faticosamente e a step successivi avalla quanto fino a qui detto. L’efficacia deterrente delle stesse sull’interlocutore russo è pari allo zero assoluto.
L’Unione Europea assomiglia sempre di più ad una sorta di dependance della NATO dove si mette in pratica il volere del maggiore azionista. Un soggetto che ha obiettivi suoi e li persegue senza scrupoli di sorta su quanto lascia sul terreno la sua azione autoreferenziale.