La nascita della tv commerciale ha cambiato profondamente il nostro modo di approcciare al piccolo schermo. Al pari della televisione di Stato, che fino a poco tempo prima aveva detenuto il monopolio, anche la sua omologa “privata” contribuì alla creazione di gusti comuni. Non unì gli italiani come aveva fatto la Rai ma spostò l’interesse di ampie fette di popolazione verso la stessa direzione. Silvio Berlusconi è stato un pioniere delle televisioni commerciali, ha cambiato per sempre il mondo del piccolo schermo.
Dalla tv di Stato alla tv commerciale
In principio era la Rai che con il suo monopolio e il suo ruolo di tv di Stato decise di seguire tre principali direttrici: informazione, intrattenimento e una certa linea pedagogica. Furono gli anni di programmi televisivi come “Studio uno” e “Milleluci” ma anche di “Non è mai troppo tardi”. Quest’ultimo programma era condotto dal professor Alberto Manzi che, con le sue lezioni, aiutò circa un milione e mezzo di italiani a conseguire la licenza elementare. Poi nel 1975 la riforma del servizio pubblico televisivo autorizzò le trasmissioni via cavo di emittenti diverse dalla Rai. Le prime tv private avevano una diffusione pressocché locale ma ciò nonostante erano molto seguite.
Soap opera e pubblicità
La differenza tra tv pubblica e tv commerciale fu sostanziale. La prima era finanziata dal pagamento del canone, la seconda dalla pubblicità. L’ingresso della pubblicità non è stato solo un modo per sostenere l’attività televisiva privata ma ha determinato un nuovo assetto nell’organizzazione delle emittenti e nei palinsesti. L’offerta televisiva si ampliò a tutte le fasce orarie e si differenziò a seconda del pubblico a cui si rivolge. La fascia mattutina si riempie soprattutto di soap opera di provenienza straniera rivolte alle donne casalinghe mentre governano casa. Anche i programmi serali si differenziarono attirando l’attenzione di telespettatori di diverse fasce d’età e diversi gusti.
Le inserzioni pubblicitarie diventano appuntamenti fissi all’interno dei programmi e necessitarono di tutto un apparato, le concessionarie di pubblicità, che le regolassero e le ottimizzassero.
Tv commerciale=tv spazzatura?
Si attribuisce spesso alle tv commerciali la responsabilità di aver abbassato il livello qualitativo generale della televisione italiana. L’enorme successo delle tv private ha “costretto” per certi versi anche la Rai a fare delle modifiche alla sua politica aziendale che si avvicinassero a quelle operate dalle tv concorrenti. Dal canto loro le tv private hanno riproposto tanti format della Rai e accolto tanti personaggi in uscita dalla tv pubblica. Senza voler sciogliere il dilemma bisogna ammettere che le tv private, libere dal peso di svolgere un servizio pubblico, sono state una palestra per la sperimentazione di nuovi format. Hanno sondato nuovi gusti del pubblico non mancando di direzionarli.
Silvio Berlusconi, si diceva in apertura, è stato un pioniere delle tv commerciali che nelle sue mani sono uscite dalla territorialità per conquistare una diffusione nazionale. La sua indubbia dote di attirare a sé nomi noti del mondo dello spettacolo e di scoprire nuovi talenti ha contribuito alla creazione di quello che è diventato il più grande gruppo televisivo privato italiano.
In copertina foto di Tomasz Mikołajczyk da Pixabay