La Nebulosa dell’Aquila, con il suo ammasso Ngc 6611, è certamente una delle nebulose più note e osservate, soprattutto grazie alle meravigliose immagini dei Pilastri della Creazione realizzate con il satellite Hubble: pilastri di polveri e gas lunghi alcuni anni luce, modellati dalla radiazione ultravioletta emessa dalle stelle massive di Ngc 6611, e sede di formazione stellare recente.
L’ammasso stellare ospita alcune migliaia di stelle mediamente con un milione di anni di età, tra le quali una cinquantina di stelle oltre dieci volte più massive del nostro Sole. La radiazione ultravioletta emessa da queste stelle ha effetti drammatici sulla nube da cui si sono formate e sui dischi protoplanetari (dischi di gas e polveri che orbitano attorno stelle giovani, e da cui si possono formare sistemi planetari) vicini.
In una serie di articoli, il team di ricercatori guidato dall’astronomo Mario Giuseppe Guarcello dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Palermo, ha sviscerato in ogni suo aspetto la popolazione dell’ammasso. Primo, ha realizzato un’accurata classificazione delle stelle associate a Ngc 6611 e le regioni esterne della Nebulosa dell’Aquila. Secondo, ha caratterizzato la popolazione stellare dell’ammasso.
Terzo, ha provato che le stelle massive di Ngc 6611 provocano una rapida erosione dei dischi protoplanetari delle stelle nel nucleo dell’ammasso, influenzando le possibilità che questi possano formare sistemi planetari. Quarto, ha verificato l’esistenza di una direzione lungo la quale è avanzata la formazione stellare nella nebulosa. Quinto, ha studiato le proprietà coronali delle stelle associate a Ngc 6611. Infine, ha identificato una popolazione di stelle con disco protoplanetario osservate grazie alla luce stellare diffusa lungo la direzione di vista dalle polveri associate ai dischi.