Il turismo accessibile è una risorsa per il territorio. È un motore inespresso del turismo. È un problema culturale che deve essere abbattuto. Oggi si deve parlare di riconversione delle aree urbane in ottica di accessibilità.
Tanto per citare qualche dato: Il turismo accessibile vale il 3% del PIL dell’Unione Europea: nel 2012 ha prodotto un fatturato di 786 miliardi e 9 milioni di posti di lavoro, ma solo il 9% dei luoghi e dei servizi turistici in Europa sono accessibili per tutti. Eppure solo in Europa ci sono più di 50 milioni di persone con disabilità pronte a partire per un viaggio, insieme ai loro accompagnatori: si è stimato che nel 2020 vorranno fare 862 milioni di viaggi. C’è dunque una domanda enorme. Una domanda che è prima di tutto un diritto delle persone con disabilità a vivere una vita bella come tutti. Ma è anche un’opportunità per tutti i cittadini d’Italia avere città migliori, più accessibili, inclusive, accoglienti. Un’occasione unica per dare impulso all’economia, generare posti di lavoro e crescita. Ma anche qualità, sostenibilità, competitività. Con questa logica è stato ricostruito il Sira Resort di Nova Siri a Matera studiata su ambienti belli, comodi, sicuri, ecologici, compatibili. Perché accessibilità è anche bellezza.
Questi sono i principali temi emersi al convegno sul turismo accessibile che si è svolto in questi giorni a Lucignano (Arezzo) in cui si sono riuniti i più autorevoli esperti di turismo accessibile, provenienti da 9 paesi del mondo e dove è stata presentata la conclusione del progetto Europe Without Barriers coordinato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e co-finanziato dalla Commissione Europea per la progettazione, realizzazione, promozione e marketing di itinerari turistici accessibili.
E dal Convegno emerge anche una fotografia di barriere già abbattute: sono stati realizzati 360 progetti di accessibilità universale. Sono le case history di Matera che sta riconvertendo la città all’accessibilità in vista del 2019 quando diventerà città europea per la cultura. Lo è stato per Milano con un percorso iniziato prima ancora di Expò da quando si è costituita la nuova giunta nel 2011. Ma anche Liguria, Lucca e San Marino città in cui si sta intervenendo per rendere accessibili i trasporti pubblici e privati, gli hotel, i Musei e i luoghi della cultura, i ristoranti, i negozi, le passeggiate sul mare e i marciapiedi in città.
Apre il convegno a Lucignano il Sindaco della rigogliosa cittadina, Roberta Casini – ‘È difficile abbattere le barriere ma a poco a poco e con poche risorse a disposizione qui ad Arezzo lo stiamo facendo partecipando anche ai bandi europei. Ringrazio AISM che con ‘I Girasoli’ ci ha aiutati a prendere coscienza del problema e abbiamo iniziato a lavorare tutti insieme – pubblico, negozi, musei – per rendere la nostra città accessibile‘. Le fa eco il Vice presidente del Consiglio della Regione Toscana, Lucia De Robertis: ‘vanno colte le opportunità e in Toscana ci sono esempi di buone prassi che vanno colti dal pubblico come dal privato. Siamo in una epoca in cui tutti si devono sentire parte di una comunità. C’è un obbligo di adeguare le strutture all’accessibilità e possiamo, attraverso questa opportunità, soddisfare quello che per noi è un obiettivo‘.
‘Al di là delle attività che ciascun ente può svolgere, nel contesto nazionale e internazionale l’approccio più importante è comunque quello trasversale che attraverso progetti riunisce associazioni diverse, istituzioni, partner profit e quindi auspico che anche nel futuro noi e i nostri enti lavoreremo insieme a livello internazionale per trasformare proposte, iniziative e buone prassi nella realtà quotidiana che permette a tutte le persone con qualunque tipo di difficoltà di poter vivere la propria vita fino in fondo‘ – auspica Mario Alberto Battaglia – Presidente della FISM – Fondazione Italiana Sclerosi Multipla.
Molte le sfide che attendono risposta, come ha ricordato Flavia Maria Coccia, Presidente del Comitato per il Turismo Accessibile del Ministero del Turismo: ‘sinora ogni progetto italiano di turismo accessibile tende a fare per conto suo e l’Italia non è diventata veramente accessibile. Dobbiamo imparare a lavorare con una logica coordinata e sistematica‘.
E il primo passo sarà certamente mettere in rete tutte le informazioni disponibili e facilitarne l’accesso per tutti.
Bisognerà che finalmente il turismo accessibile diventi una componente normale del turismo di tutti, e non solo una serie di ‘buone pratiche’ che conoscono in pochi. Come emerge dai diversi relatori intervenuti al convegno un turista come tutti vuole scegliere liberamente dove andare in base ai propri desideri e gusti, e non solo sapendo che le barriere sono state abbattute come chiede la norma.
Per questo dovrà essere implementato l’utilizzo delle nuove tecnologie e sarà importante che si progettino edifici, monumenti e luoghi pubblici secondo le linee del ‘design universale’, che mira a costruire spazi belli fruibili da tutti, non solo da chi ha una disabilità fisica. Una città o una casa ‘a misura di persona con disabilità’ sono certamente un luogo migliore da vivere per tutti.
E, con altrettanta certezza è chiaro, come ricorda Marcella Mazzoli, Direttore Gestione Sviluppo Rete Territoriale di AISM, che ‘bisognerà reimparare a mettere al centro le persone, a formare operatori turistici in grado di offrire accoglienza autentica a tutte le diverse esigenze e passare dall’accessibilità di una singola struttura alla fruibilità di un intero territorio‘.
In tutto questo percorso, impegnativo e attraente a un tempo, un ruolo fondamentale è quello delle persone con disabilità, come ha ricordato Roberta Amadeo, Presidente Nazionale AISM ‘Dobbiamo far sentire la nostra voce in tema di accessibilità. Denunciare ciò che non va perché il patrimonio è di tutti. Dobbiamo andare oltre la semplice accessibilità: la flessibilità. Una persona priva di mobilità deve avere la possibilità come tutti di organizzare un viaggio senza penare più degli altri nel trovare il trasporto accessibile, la disponibilità dell’accompagnamento, l’albergo accessibile in tutti i suoi confort. Cose che limitano la quotidianità e che forse più di ogni altra cosa ci fanno sentire disabili‘.