Il NO a Ombrina annunciato dal Ministero dello Sviluppo Economico è una vittoria della mobilitazione, che ha interessato in questi ultimi anni l’Abruzzo e altri territori che vivono la minaccia delle trivelle. Una mobilitazione che ha coinvolto cittadini, istituzioni, comitati, sindacati, agricoltori e persino la Conferenza episcopale. Come è stata una vittoria della mobilitazione, guidata dalle Associazioni ambientaliste, la questione referendum, che ha portato il Governo a introdurre il divieto di trivellazione entro le 12 miglia dalla costa. E, probabilmente, a maturare la decisione annunciata oggi.
“Non possiamo che accogliere positivamente la notizia – ha detto la Presidente WWF Donatella Bianchi – Ombrina mare sarebbe stato uno scempio proprio mentre si fanno finalmente i passi necessari per la costituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina. Ora non dimentichiamo gli altri fronti aperti, dal canale di Sicilia alle Isole Tremiti: come WWF chiediamo il rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa e una moratoria delle attività di trivellazione a mare e a terra, sino a quando non sarà definito un Piano energetico nazionale volto all’abbandono delle fonti fossili, alla protezione del clima e rispettoso dei territori e dei mari italiani”.
Secondo il recente report Medtrends appena realizzato dal WWF (Mediterranean Marine Initiative), oltre il 20% del Mediterraneo è dato in concessione per l’industria petrolifera e del gas e la produzione entro il 2030 di gas offshore verrà quintuplicata, soprattutto nell’area orientale del bacino. Per l’Italia sono previste 40 istanze di permesso di Ricerca e 9 istanze di Coltivazione e le zone più interessate sono il medio e basso Adriatico, il Canale di Sicilia e la Sardegna occidentale.