Nella giornata di oggi, dalle ore 16.00 alle ore 19.00, sarà inaugurata la mostra, a cura del sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello, “TRIS – SCAMBI DI CONFINE”, con opere di Luisa Bergamini, Maria Pia Daidone, Beatriz Cardenas, alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Via Giacomo Matteotti, 79 40024 – Castel San Pietro Terme (BO), in collaborazione con l’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania. Saluti delle Autorità e intervento di Maurizio Vitiello. Orario: 16-19; escluso domenica, sino al 24.02.2019.
Gli artisti
Luisa Bergamini (Bologna) presenta opere del suo vissuto artistico e le sue monografie; da validissima operatrice, con varie esposizioni di livello, è stata eletta, quindi, a referente colloquiante della Regione Emilia – Romagna con le altre due artiste del Messico e della Campania. Le tre artiste vantano un largo giro di esposizioni in locations istituzionali, tipo musei e gallerie pubbliche, per offrire punti di vista. Ben si comprende che questa singolare collettiva a tre, in cui si battono tracce e si rilevano evocazioni, illustra e chiarisce aspetti dell’arte contemporanea, tuttora, in essere; insomma, vivi e vitali sono le flessioni tecno-linguistiche presenti, che si rincorrono su un “fil rouge” di richiami e correlazioni, nell’intenzione di offrire una cortina-vetrina di orizzonti agiti; quasi un serrato ventaglio, lecito, legittimo, fresco, palpitante e, oltremodo battente, di “scambi di confine”. Le nuove piste di produzione, di significativo profilo qualitativo, fanno emergere la partecipazione e il contributo di queste artiste sull’arte odierna nelle diverse segmentazioni delle declinazioni linguistiche. Da segnalare che le due artiste Luisa Bergamini e Maria Pia Daidone sono state presenti alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Castel San Pietro con “Attraversamenti Convergenti”, dal 6 al 28.12.2008, di cui facevano parte anche Lucia Buono, Umberto Esposti, Biagio Longo, Dante Mazza, Nabil, Monica Pennazzi, Angela Rapio, Myriam Risola. La bravissima artista Luisa Bergamini riesce con opere di classe a farci percepire la sua sensibilissima anima di artista, sempre attenta all’intimo sentire, che recepisce il passato per vincere su un futuro, qualunque esso sia. Dilatazioni psicologiche afferiscono a eleganti ventagli dimostrativi. Da precisare che il denominatore comune della sua opera è stato sempre “l’analisi del contenitore”. I primi contenitori assumevano le forme di “TECHE”, rigorosamente monocrome, bianche o nere, che celavano al loro interno preziosi camici bianchi, intonsi. Le pieghe inferte a queste carte rimanevano dotate di un rigore morale e puntiglioso, rinchiuse nelle teche come a volersi sottrarre a ogni tentativo di profanazione. Poi, “I CASSETTI”, come contenitori di documenti, fotografie, finestre aperte sullo “spazio della memoria”, efficaci testimoni silenziosi di una dimensione, quasi irreale con pregnanze metafisiche, ma con vena sicuramente surrealista, che li avvicinano al mondo di Paul Delvaux e di Renè Magritte. A questi percorsi, dagli anni ‘90 ad oggi, hanno fatto da contraltare elementi sottratti alle teche, dove le micro-sculture monocrome costituivano sagome di indumenti sartoriali. Questi elementi-abiti arrivano a simboleggiare il contenitore per eccellenza, poiché, dentro noi, troviamo rifugio e la possibilità di opporre e vivere una maschera. Ora questi “moduli sartoriali”, dall’artista definiti “MODELLI”, riescono ad offrire sagome che possono essere utilizzate per creare abiti da indossare. Insomma, questi involucri sartoriali sono pure “Contenitori del nostro Ego”. La centralità egotistica cerchiamo di nasconderla attraverso gli indumenti, manifestando solamente ciò che vogliamo. Il vestito è una linea-maschera, può difendere. Copre il timore di apparire nella nostra nudità psicologica, che siamo, più o meno sempre, impegnati a celare per preservarci dalla curiosità e rassicurarci nel sentirci inviolabili. Indubbiamente, nei sottili distinguo di “look”, la mano dell’artista fa precipitare composizioni risolutive cariche di complicità col domani.
Ricordiamo, sinteticamente, in conclusione, le sue personali a: Studio Cavalieri, Galleria L’Ariete, Millenyum Gallery a Bologna;, Museo Magi 900 a Pieve di Cento (BO), Artefuoricentro a Roma, Fondazione Pescara Abruzzo, Pescara; Galleria Fluxia, Chiavari (GE); Centro d’arte “L’Idioma”, Ascoli Piceno e numerose altre; oltre a collettive: Palazzo dei Diamanti a Ferrara; Galleria Civica a Taranto; “In forma di libro” Fondazione Bandera per l’Arte, Busto Arsizio (VA); “Libere per immagini” Biennale Donna Casa dell’Ariosto, Ferrara; “Brain Storming“ varie edizioni Centro Arti Visive 2B, Bergamo e altre, oltre a numerose partecipazioni a mostre su libri d’artista e mail art in Italia e all’Estero. Sue opere in permanenza in collezioni private in Italia e all’estero e in musei: Fondazione Lercaro, Bologna; Arte Moderna, Senigallia (AN); Ma.Ga , Gallarate (VA); Magi 900, Pieve di Cento (BO); Galleria Civica, Suzzara (MN); Via Crucis XIV stazioni e pannello “Evangelizare pauperibus”, Chiesa Nostra Signora della Fiducia, Bologna; “Angeli e angeli“, Iglesia de Los Angeles in Argentina e altre. Ha partecipato alle Biennali di Venezia off. N. 54, 55, 57.
Beatriz Cardenas (Messico) con un avvincente studio analitico tratta nuove forme espressive ed è, quindi, passata totalmente alla pittura astratta, dove ha ripreso temi geometrici e innestato motivi ludici. Da sottolineare che nel 2016 è stata vincitrice del Primo Premio Artista Straniero alla Biennale di Benevento, ha ottenuto, poi, il terzo posto al 44° Premio Sulmona 2017 con l’opera “Nuovi Orizzonti”, entrata a far parte della mostra permanente del Museo d’Arte Contemporanea della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” a Gardone Riviera (BS), diretto da Giordano Bruno Guerri, ed è stata una delle vincitrici del “Premio Arco di Traiano – Stregarti 2018”, a Palazzo Paolo V di Benevento.. Da anni, procede a redigere dipinti con un gioco sottile di rimbalzi cromatici; orizzonti, profili, spacchi sono prodotti con impegno sincero. In una complessa rete di riverberi di cuore e di segni rugosi, tutti tesi a pronunciare una storia di rimandi estremi, e in una sorta di affrancature emotive e di “scarabocchi”, che indugiano e indagano su variabili “altre”, sensibili consonanze astratte declinano variegate sequenze immaginative di riscontri intuitivi e singolari corrispondenze, che s’indirizzano a essere anche specchi emotivi, continuano a sviluppare agili e svelti spaccati compositivi. Cardenas ha voglia di determinare nelle sue opere sommovimenti, utili frazioni di indagini e garbate percezioni. In maniera consapevole, è approdata a un divenire senza tempo, tra rimandi di tradizioni e di passi geometricamente funzionali, sino a specificare elaborazioni di tempra convintamente astratte. Le scene sostanziano rapide sintesi, che contestualizzano formulazioni di dati aggregati che ridisegnano dinamicità insistite, tagli e pressioni, dimensioni e dispositivi, perché vivano cunei di vitalità. Serie dopo serie, momento dopo momento s’esplicitano accordi cromatici e sintesi geometrico-compositive. Il peso cromatico e il valore degli elementi distintivi, quali linee dinamiche puntate in alto e vertici acuti, portano a risoluzioni metaforiche nella maglia di una tessitura di accostamenti. Gli assensi strutturali vivono una combinazione vigilata di multiple colorazioni e filtrano una disposizione aniconica
Maria Pia Daidone (Napoli) opera tra Londra, Napoli e Cantalupo nel Sannio (Is). Ha continuato con serie diverse per cognizione e differente uso di materiali; ecco i suoi vari cicli, passati e ultimissimi: “Cerchi Graffiti”, “Nonsolocerchi”, “Accertamenti Metropolitani”, “Collages”, “Dame a Palazzo”, “Birilli”, “Sagome”, “Macrostampelle”, “Valigie”, “Zoophantasy”, “Quadrati in plexiglas”, “Mantelli”, “Nerodaidone“, “Nonsolonero“, “Oronerorame“, “Rossorame“, “Ororossorame“, “Totò”, “Aurum“, “MPD”, “Andare lontano nel blu”. Ha partecipato alle significative rassegne, dal 2013 al 2017: “Incendium” e “Napoli per Gabo”, PAN, Napoli; “56 donne amorose”, “Casetta della Musica”, Latina; “Subjetividade feminina e emancipação pela arte“, Salão Negro, Congreso Nacional, Brasilia; “UN ECO PER TUTTI“, Museo Archeologico, Napoli;“Quintessenze Tivoli 2016“, Scuderie Estensi, Tivoli (RM); “Periscopio sull’arte in Italia 2016“, Castello Ducale, Corigliano Calabro (CS); “Scambi di Confine/1“, Arte-Studio Gallery, Benevento; “Matronei“, Reggia, Caserta; “Razionale e Irrazionale nelle Percezioni Visive”, Spazio 121, Perugia; “Donne nell’arte”, PAN, Napoli; “SOS Partenope, 100 artisti per il libro della città”, Castel dell’Ovo e Basilica di San Giovanni Maggiore, Napoli; “Che dici Totò? – Il de Curtis dialoga con gli artisti”, Castel dell’Ovo”, Napoli; “Omaggio a Mondrian”, Associazione Culturale Movimento Aperto (MA), Napoli; “Cromatismi Mediterranei”; Museo Civico “Umberto Mastroianni”, Marino (RM); “Cognizioni Misteriche tra Napoli e Parigi”, Institut Français, Napoli; “I misteri di Napoli e Parigi”, Castel dell’Ovo, Napoli. L’artista, in quest’ultimo periodo, dopo aver posizionato segmentate maglie, caratterizzanti e svirgolanti inserti e minute e brevi tessere di fogli di rame, è passata a istruire e a corroborare la serie “Aurum”, che rende strutturazioni e impianti compositivi investiti, quasi totalmente, dalle qualità cromatiche dell’oro. Segmenti aurei e quadrettature specchianti, in una sequela intrigante di composizioni, affiorano e consolidano il primato della superficie riflettente luce vivida. Assoluti chiarori campeggiano in un’armonica stesura di equilibrati valori ed intensificano una merlettatura di bagliori che rende unica una texture preparata con dovizia di particolari e di magistrali sfumature, nonché tocchi di valenti bilanciamenti cromatici. Anche nell’ultimissima serie “Andare lontano nel blu” stacca le quadrettature auree su smorzati azzurri e accesi blu creando composizioni di garbo estremo e di suggerite atmosfere marine che bagnano, toccano e si confondono con l’orizzonte.