30 anni dopo il sisma in Irpinia, la collettiva d’arte E-ArtQuake mette insieme nel carcere borbonico, dal 23 al 27 novembre, arte digitale ed estetica delle nuove tecnologie con i temi profondi della memoria, del trauma e della perdita d’identità che colpiscono l’essere umano nel post-terremoto
È difficile tradurre in arte, cercando nello stesso tempo di provocartele, quelle emozioni e paure che un evento come il terremoto suscita nell’animo e nella mente umana. Ma il collettivo d’arte E-ArtQuake ha provato a ricostruire quel dramma, quei suoni, quelle sensazioni tramite installazioni intelligentemente studiate di audio, video, interattive e multimediali. Sono quattro le sezioni che compongono la mostra nella perfetta cornice del Carcere Borbonico di Avellino dal 23 al 27 Novembre, dalla durata di soli 90 secondi, brevi ma tanto lunghi da sconvolgere una parte d’Italia alle 19.34 di quel 23 novembre 1980. Il terremoto in Irpinia viene ricordato anche così: con una rassegna che cuce insieme arte digitale ed estetica delle nuove tecnologie con la memoria storica ed il ricordo di un dramma. La sezione audio ospita ventinove opere di sound designer, artisti e compositori regalate al pubblico (l’entrata alla mostra è gratuita) mediante l’allestimento di uno spazio dedicato all’ascolto; quella audio/video presenta trentuno opere di video-artisti e film-makers, esposte in un evocativo flusso audiovisivo nel quale si alternano impressioni, visioni, frammenti e sguardi traumatizzati da un qualcosa che sconvolge la concezione della vita in sé stessa. La terza sezione curata da Leandro Pisano, intellettuale impegnato in diversi progetti ed eventi concernenti l’aspetto estetico dei nuovi media e delle nuove tecnologie nonché fondatore e direttore artistico del festival internazionale di new arts “Interferenze”, contiene due opere di sound-art sul tema della memoria. Infine, la quarta sezione prevede il coinvolgimento e la partecipazione attiva del pubblico attraverso installazione multimediali ed interattive.
E-Artquake amplia e completa la rassegna artistica Terrae Motus, presentata per la prima volta nel 1984 ad Ercolano presso Villa Campolieto e passata dal 1992 ad essere custodita all’interno della Reggia di Caserta: sono settanta opere sul tema del sisma del 1980 eseguite appositamente per l’occasione e tra cui figura anche il celeberrimo trittico di Andy Warhol “Fate presto” (ispirato alla pagina del quotidiano Il Mattino all’indomani della tragedia). Per la realizzazione di quest’opera collettiva l’associazione culturale Magnitudo ha bandito una call for partecipation per artisti digitali invitati a misurarsi appunto sul tema del terremoto. Il tutto è stato possibile grazie all’operato di tanti giovani attivi e grazie anche alla sinergia con vari attori del territorio: le tecnologie dell’azienda Miele & Musica, il gruppo sperimentale organizzatore del Festival “Flussi”, il collettivo giovanile M.a.i.o., il gruppo promotore del Festival “Interferenze”, il laboratorio Mi.s.fu, l’associazione culturale Componibile62 e l’Ente provinciale per il turismo di Avellino.
Fioravante Conte
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