Una trasfusione di sangue con una procedura nuova è stata sperimentata la scorsa settimana nel Regno Unito. La prassi prevede l’utilizzo di sangue artificiale e ha finora coinvolto due riceventi sani. Il progetto di ricerca coinvolge i ricercatori delle università di Bristol e di Cambridge e dell’ente pubblico Blood and Transplant del National Health Service (NHS), in pratica il sistema sanitario nazionale del Regno Unito.
Quella del sangue creato in laboratorio è un’ipotesi allo studio da anni e, se lo studio darà i risultati sperati, potrà essere di enorme aiuto alle persone costrette dalle loro malattie a continue trasfusioni.
Trasfusione di sangue: la nuova procedura sperimentata
Come si crea il sangue artificiale? Da un campione di sangue prelevato da un donatore si isolano delle cellule staminali. Nello specifico si isolano quelle che possono trasformarsi in globuli rossi. Le cellule isolate vengono quindi coltivate con sostanze specifiche: in questa fase aumentano di numero e maturano. Il passaggio successivo è il filtraggio del sangue prendendo solo le cellule giunte a un determinato livello di maturazione. E’ stato calcolato che il tempo necessario per portare a compimento l’intero processo ammonta a circa 3 settimane.
Cosa accade ora
Questa prima sperimentazione si è avvalsa della collaborazione di due volontari sani che al momento non presentano effetti collaterali. La prossima, invece, coinvolgerà 10 riceventi. La quantità di sangue artificiale trasfuso si aggirerà sempre tra i 5 e i 10 millilitri a paziente. I prossimi volontari saranno sottoposti a due trasfusioni a distanza di quattro mesi l’una dall’altra. A questo punto della sperimentazione, infatti, bisogna capire quanto dura la vita di un globulo rosso coltivato. Ovviamente si spera che duri più di quella dei globuli naturali. Se così sarà, i pazienti che necessitano di regolari trasfusioni, potranno averne un numero inferiore.
A chi potrà servire il sangue artificiale?
La sperimentazione compiuta la scorsa settimana, infatti, andrà a favore fondamentalmente di due categorie di soggetti. Le prime sono le persone affette da malattie come, ad esempio, l’anemia falciforme, e che hanno bisogno di frequenti trasfusioni. Le seconde sono i soggetti appartenenti a un gruppo sanguigno raro per i quali è molto difficile trovare un donatore. E’ bene sottolineare che i risultati ottenuti dallo studio non renderanno superflue le donazioni di sangue, ma potranno diminuirne notevolmente il numero.
Si calcola, infatti, che con mezzo milione di staminali sia possibile coltivare 50 miliardi di globuli rossi, dai quali 15 miliardi raggiungono lo stadio di sviluppo giusto per utilizzarli nelle trasfusioni.
In copertina foto di Ahmad Ardity da Pixabay