“Conosci la storia di Guglielmo Belati”? E’ da questo interrogativo che prende vita la storia di Tragodia – Il canto del Capro, spettacolo tratto da un racconto di Emanuele D’Errico, qui anche interprete unico, in scena al Teatro Elicantropo di Napoli, per la regia di Ettore Nigro.
Presentato da Asylum Anteatro ai Vergini in collaborazione con Teen Thèâtre, l’allestimento si avvale delle scene a cura di Armando Alovisi, i costumi di Francesca Del Monaco, le musiche originali di Mario Autore e il disegno luci di Ettore Nigro.
Guglielmo è un ragazzo di paese che decide, contrariamente al volere dei genitori, di sposare la sua fidanzata. Armato di coraggio, di anello e di un pacchetto di caramelle a menta, corre in auto verso Teresa, la sua futura sposa.
Durante il viaggio si ferma a raccogliere i fiori, ma nell’istante in cui un fiore arancione con gocce di colore blu colpisce la sua attenzione, proprio in quel momento, incontra una capra e se ne innamora all’istante.
Guglielmo farà di tutto, anche scendere all’inferno come un novello Orfeo, pur di dichiarare il suo amore all’animale e conquistarla.
L’allestimento trascina lo spettatore in un mondo di fiaba, avvicinandolo a ciò che non si conosce, ciò che non è dicibile e visibile: il mistero. E attraverso le peripezie del protagonista si sperimenta la possibilità di cadere e inciampare nel dubbio.
È, infatti, il bivio, simbolo del dubbio, a governare nell’ombra la trama e la sua messa in scena, e a chiamare in gioco la paura e il coraggio, lo slancio e la regressione, il mistero e il conosciuto, l’errore e l’errare.
In quest’allestimento, il sentimento d’amore è ciò che determina l’azione, senza mai cadere nel declamatorio. Eppure, profondo e viscerale, costringe il protagonista a cercare e ricercare l’amata: trovata, persa, ritrovata e forse persa nuovamente.
Questo essere mossi dall’interno, dà vita a un’epopea conoscitiva fuori e dentro se stessi, è un combattere le ombre delle pulsioni che ostacolano l’eroe. L’ostacolo diventa la via, fino a quando l’incontro con l’altro (sempre specchio di se stesso) conferma la scelta ed elogia il coraggio mostrato.
Ecco dunque che il protagonista prende consapevolezza del suo agire e affronta una vera e propria metamorfosi: l’uomo si trasforma in capra per incontrare la sua musa ma si ritrova come un novello Orfeo a ritornare nelle carni umane.
Solo successivamente, l’uomo deciderà di abbandonare le proprie fattezze a favore di quelle animali.