Se non ci fossero state in ballo le sorti della giunta di Napoli, che significa interesse pubblico alla massima potenza, si sarebbe potuto pensare ad una boutade bella e buona quella sortita in conferenza stampa che ha rivelato che nella riunione di vertice del PD napoletano c’era un convitato di pietra (anzi di transistor, fili e pile) a far compagnia agli interlocutori: un registratore. ”Sono rimasto veramente senza parole perchè non avrei mai potuto immaginare una cosa del genere. Mi è sembrata veramente una cosa incredibile in un paese civile, tra persone per bene, in una condizione nemmeno tanto critica”. Il giorno dopo le dimissioni da segretario provinciale, Luigi Nicolais spiega che a pesare sul suo addio è stata anche la registrazione fatta dal sindaco Rosa Russo Iervolino dell’incontro con lui. ”Durante il colloquio – ricorda Nicolais – stavo con Iannuzzi. Era una discussione serena, il sindaco ci spiegava per quale ragione non poteva cambiare gli assessori, ho visto che a un certo punto c’è stato lo spostamento di una scatola da un posto a un altro, avevo avuto qualche dubbio, ma non ero certo che contenesse un registratore”. L’ex ministro e’ allibito per l’escamotage del sindaco: ”Nella mia precedente attività ho avuto a che fare con tantissime persone, professori e ricercatori in tutto il mondo ma non ho mai potuto immaginare che qualcuno potesse registrare una chiacchierata che si faceva davanti a testimoni, perchè non eravamo neanche soli, c’era pure Iannuzzi…E’ stata veramente una caduta di stile incredibile”. Alla domanda se si sia sentito abbandonato dai vertici del partito a Roma, Nicolais replica: ”No, forse non sono stato tanto bravo io a trasferire la drammaticita’ dell’evento a Roma, perchè a Roma avevo detto che c’erano problemi seri, pero’ c’e’ una differenza tra il vivere una realtà e sentirne parlare. Questo è stato sicuramente uno dei miei punti di debolezza”. Non scandalizziamoci più di tanto, questa del registratore non è una trovata nuova di zecca. Chissà ‘ se Rosa Russo Iervolino, democristiana di lungo corso, il trucco di registrare le parole del suo interlocutore – nel caso in questione il dimissionario segretario provinciale di Napoli del Pd, Luigi Nicolais nelle fasi calde della trattativa per il rimpasto al Comune – l’ha appreso da qualche padre della Balena Bianca. Si’, perche’ un illustre esponente della Dc, Silvio Gava, padre di Antonio (a sua volta per anni al centro della vita politica e istituzionale italiana, finito poi nelle maglie di Tangentopoli), fece proprio come lei, ma a parti invertite. E il ‘registrato’ fu un sindaco, notissimo, il comandante Achille Lauro. Accadeva nel 1957, cioe’ piu’ di cinquant’anni fa. L’episodio – ricordato oggi dal Corriere del Mezzogiorno – e’ citato nel libro ‘L’altra meta’ della storia’, scritto da Marco Demarco. In quel caso la registrazione servi’ praticamente per inchiodare Lauro di fronte a un vizio diffuso tra molti politici italiani, quello dire in una circostanza una cosa per poi sostenere una completamente diversa in un’altra occasione. In sostanza, Lauro aveva ottimi rapporti con gli esponenti nazionali della Dc che lo coccolava perche’ cosi’ evitava allo scudocrociato di andare – siamo, lo ricordiamo, nel 1957 ad un impegnativo accordo politico con il Partito socialista. Nello stesso tempo pero’ a Napoli era in guerra aperta con gli esponenti locali del partito che volevano andare a nuove elezioni. Così il comandante, nelle sue missioni a Roma, si sperticava in elogi a Silvio Gava – le cui memorie hanno fornito materiale prezioso al libro di Demarco – che aveva l’incarico di ministro dell’Industria all’interno dell’esecutivo guidato da Adone Zoli. I risultati erano spesso positivi. Roma mandava a Napoli i soldi che Lauro sollecitava. Poi, nel capoluogo campano, riprendeva la guerra. Il sindaco urlava alla gente che la Dc gli negava i fondi necessari per amministrare e cosi’ diceva che non poteva mantenere le promesse fatte, soprattutto ai piu’ poveri. Un giochetto che gli ando’ bene per molto tempo. Ma che fu alla fine svelato. Ad attirare Lauro in una trappola fu il segretario di Gava, Eugenio Limarzi. Al ministro era giunta la voce del comportamento ambiguo del comandante. A Roma solito incontro, sorrisi, pacche sulle spalle ma, questa volta, c’è un terzo incomodo, un registratore nascosto in un candelabro. Lauro a Napoli riprende la ‘tarantella’, parla male della Dc ma qualcuno lo chiama e lo avverte. Se continui così rendiamo pubbliche le tue dichiarazioni, gli dicono. E il comandante, non certo ingenuo, capisce e si adegua. Oggi la coerenza e la levatura morale dell’ormai ex segretario provinciale del PD ha sparigliato un po’ le carte, ma tant’è. Comunque, domani è un altro giorno… Purtroppo
6 Gennaio 2009
TRAGICOMICO!
Scritto da Gianni Tortoriello
Se non ci fossero state in ballo le sorti della giunta di Napoli, che significa interesse pubblico alla massima potenza, si sarebbe potuto pensare.