Ritornata la guerra ecco che ritorna la vecchia querelle che opera il discrimine tra pacifisti e ciecopacifisti. È questo uno degli esercizi più oziosi che ci possa essere ma alla cosiddetta intellighenzia piace davvero tanto.
È quel vezzo tutto nostrano di chi vuole sentire diverso anche nella massificazione più selvaggia. “Io sono pacifista, voi ciecopacifisti”! Si legge dalle colonne di tanti giornali ormai, poi giù accuse d’integralismo e cattiva lettura della realtà se non anche il ricorso alla madre di tutte le accuse: “siete dei poveri idealisti”.
Vocabolario Treccani – definizioni
(pacifista) s. m. e f. e agg. Seguace, assertore del pacifismo
(cieco-pacifista), s. m. e f. (iron.) Chi sposa la causa pacifista senza il vaglio della ragione.
Pacifisti e ciecopacifista: crudele la definizione data nel vocabolario ma ci sarebbe anche da chiedersi se non sia il caso di estendere la stessa definizione a chi si accontenta della risoluzione militare delle contrapposizioni internazionali e chi, invece, al solito “non è pacifista ma…” oppure “è pacifista ma…” le versioni sono biunivoche, fate voi.
Corsi e ricorsi storici
Come detto siamo nell’ambito delle prese di posizione trite e ritrite che ci ritroviamo davanti ogni qual volta le tensioni internazionali degenerano e si da luogo a fatti che sfociano in vere e proprie azioni di guerra sia nella loro forma esplicita che implicita.
Teresa Strada intervistata da Francesca Floriani. (Repubblica, 3 aprile 2004, Milano, p. XI)
Quando vi definiscono integralisti, ciecopacifisti, riesce a giustificarlo? «Chi muove la guerra ha ovviamente interessi politico-economici, ma chi alla guerra non si oppone semplicemente non sa abbastanza che cos’è. Il nostro no non è ideologico, è no a quello che vediamo. Sul tavolo operatorio dei nostri ospedali non c’è quasi mai un combattente. Non è solo morti e mutilati innocenti, ma è la spirale dell’odio che innesta: bombe, autobombe, missili, kamikaze. Bisogna parlarne, spiegare, ragionare, chi non ha visto non immagina»
Gli schieramenti, si sa, non mancano mai e la vacuità di definizioni stereotipate è così palese eppure anche evidentemente attrattiva che non si lesina nel loro uso quotidiano. La citazione fatta è datata, qualcuno obietterà. Si è datata ma ne potremmo prendere altre cento datate non più di un giorno o due dove si dicono le stesse cose di diciotto anni fa.
Pacifisti? Difficile trovare una discussione in cui almeno una delle parti non usi toni e linguaggio aggressivo, si dirà. Tutto giusto ma quando a intavolare discussioni sono persone (giornalisti) che con le parole ci campano allora qualcosa non torna.
Pacifisti e ciecopacifisti oggi: il Papa da che parte sta?
Argomentare oggi a favore della Pace è diventato una specie di bestemmia laica. Se ci si azzarda a fare mezzo ragionamento, che sia mezzo, tentando di dire: “Non mi interessa nulla delle vostre pseudo discussioni, chi i buoni e chi i cattivi, gli attaccanti ed i difendenti. Io sono contro la Guerra comunque ed a prescindere perché la ripudio proprio come l’art. 11 della nostra Costituzione. In guerra non si possono andare a fare distinguo e gli orrori sono connaturati ad essa. Non esiste una guerra giusta!”
Se avete profferito queste parole trovatevi subito un passaporto alla svelta perché vi servirà: in primis sarete inseriti di diritto nelle liste dei proscritti che tanti organi di stampa tengono ed aggiornano day by day. Poi, immediatamente additati al pubblico ludibrio sui social con tanto di foto e faccine compiacenti ironiche neanche aveste detto che le foche monache stanno in convento.
Non vi resta che l’espatrio sotto mentite spoglie per una landa caraibica o polare sconosciuta. Scegliete voi.
Chi parla male, pensa male e vive male
Si parla male, si pensa male, si vive male e utilizzare le parole così in maniera del tutto scevra da qualsiasi tentativo di approfondimento o peggio con l’intento infantile di offendere l’interlocutore è davvero qualcosa che fa cadere le braccia.
Non accettare a priori che qualcuno diverso da noi possa esprimere un’idea diversa che esuli dagli schemi impacchettati come crackers di dubbia fattura è avvilente. Lo schematismo mentale di dover assimilare per forza il mondo in due schieramenti (volete la pace o il condizionatore ? n.d.r.) perché non si è capaci di cogliere le sfumature, perché tutti dobbiamo essere niente altro che il prossimo mattone del muro è tutto quanto di peggio potessimo augurarci nella nostra evoluzione.