Ormai non passa giorno in cui non si parli di energia: dal caro bollette ai timori per il futuro, tutto sembra ruotare intorno ai problemi di approvvigionamento energetico. Nelle ultime ore proprio il ministro Cingolani ha continuato a parlare di possibili ma non probabili razionamenti in inverno. Vedremo dove ci porteranno i prossimi mesi, ma prima c’è da chiarire la situazione energetica italiana ed europea.
L’Inflazione, il mercato energetico e gli equilibri geopolitici
Pandemia e conflitto Russo-Ucraino hanno portato ad un rallentamento di tutti i meccanismi commerciali internazionali con conseguente aumento dei costi di materie prime e prodotti finali. L’inflazione ha così iniziato a “galoppare” in tutti i paesi europei e non. I beni energetici hanno preso da subito il largo facendo registrare tassi di aumento mensili anche del 27% (Feb-Mar 2022) portando i governi del Vecchio Continente a scendere in campo per cercare di tamponare questo trend a rialzo.
Ma perchè proprio i beni energetici stanno mettendo in ginocchio l’Europa e l’Italia?
Nonostante i sempre più incalzanti obiettivi green, le politiche UE negli ultimi 30 anni hanno spesso puntato più ad un mantenimento dello status quo nell’approvvigionamento energetico rispetto ad un’effettiva e reale virata verso fonti rinnovabili. Questo ha spinto, anno dopo anno, ad un incremento della dipendenza di paesi come Italia, Germania e Spagna nei confronti di nazioni al di fuori dei confini continentali tra cui la Russia e paesi africani. In particolare, proprio questa sudditanza energetica è stata sfruttata come arma a favore dal Cremlino per le manovre militari in Ucraina.
Quali le sfide per l’Europa e l’Italia nei prossimi anni?
La diminuzione della dipendenza energetica è sicuramente uno dei principali obiettivi europei dei prossimi anni. Ma la situazione, a livello di approvvigionamento, è differente per ogni paese e gli investimenti da mettere in campo dovranno essere pensati nazione per nazione.
Studiando la situazione italiana possiamo notare come il Bel Paese è povero di fonti fossili ma ricchissimo di forni rinnovabili, specialmente nel sud. I nostri antenati lo avevano capito ben prima di noi e ne abbiamo le prove nel vecchio detto pugliese: “Salento: Lu sule, lu mare, lu ientu”. Proprio su questi 3 elementi dovranno essere intensificati gli investimenti con un conseguente potenziamento delle reti di distribuzione dal Sud al Nord della Penisola.
Proprio dalla Puglia ripartono anche gli investimenti nel solare con contributi per pannelli solari plug and play e minieolico privato. Ma ancora non sembrano bastare queste manovre marginali per cambiare la situazione sulla sostenibilità del Paese.
Per l’Italia servirà un oculato piano strategico e scelte coraggiose per permettere l’incremento della produzione interna e una graduale diminuzione delle fonti fossili.
Eni vira sulla fusione per produrre energia a basso costo
Una scelta sicuramente coraggiosa è quella di Eni che dopo aver cambiato completamente identità con l’introduzione di Plenitude, ora prova a scommettere sulle nuove fonti di energia. Descalzi, attuale AD di Eni, parla di una vera e propria rivoluzione energetica che potrebbe portare entro il 2030 alla produzione di energia dalla fusione di atomi di Idrogeno. La tecnologia è stata studiata fin dagli anni ‘50 ma sempre con scarsi risultati dovuti alle temperature di fusione che sono davvero proibitive, nell’ordine dei 100 milioni di gradi.
La strada è ancora lunga e la ricerca dovrà riuscire a risolvere tutti gli ostacoli tecnici ed ingegneristici che hanno portato questa tecnologia ad essere accantonata e riportata in auge più volte negli ultimi 50 anni. Ma è proprio da queste scelte coraggiose che l’Italia e il Continente Europeo devono ripartire per riuscire ad essere i nuovi leader nell’energia.
Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/fusione-razionamenti-energia/