Totti-Blasi vs Berlusconi-Fascina non è un incontro in tag team misto di wrestling ma quanto si va delineando un po’ su tutti i giornali da qualche giorno a questa parte. Già vediamo cosa pensate: no, anche voi vi date al gossip! Niente di tutto ciò, statene certi qui se vi aspettati “scooppettoni” sulle liaison delle due coppie non ne troverete ma proprio perché non ne sappiamo proprio nulla di nulla.
Quello che ci interessa, invece, è un’analisi più antropologicamente culturale e semmai di semeiotica della comunicazione e dell’informazione. Penserete che siamo fissati su queste questioni di lana caprina che riguardano il nostro mondo. In realtà non è così perché il modo di trattare queste notizie “rosa” è molto indicativo del livello medio complessivo della nostra informazione.
E’ da un pezzo che noi giornalisti, diciamolo chiaramente, abbiamo perso un po’ le coordinate basilari di questo mestiere. Non corriamo più dietro la notizia ma dietro il sensazionalismo e in nome dello scoop siamo disposti a compiere azioni che davvero poco hanno a che vedere con il diritto di cronaca.
Due coppie e due destini
I protagonisti di queste storie sono assolutamente indifferenti, oggi sono loro ma domani possono tranquillamente essere sostituiti da altri. Unico requisito: essere famosi e sulla cresta dell’onda quel tanto che basta a far solleticare la pruderie del pubblico dei potenziali lettori.
Ormai con il tipo di notizie per cui due si lasciano oppure si fidanzano o peggio ancora si sposano sono diventati dei bocconi prelibati su cui andare a rimestare in quel brodo di giuggiole che viene servito ai lettori quotidianamente. Si fa leva sul voyeurismo innato delle masse. Sulla voglia di sbirciare dal buco della serratura appropriandosi dei fatti altrui anche molto ma molto privati.
Questo pseudo giornalismo da rivista di “peluqueria de mujeres” di almodovariana memoria, non c’è nulla di sessista in questa definizione sia ben chiaro, oggi lo troviamo profuso nei pomeriggi rosa in tv quanto in una fetta di siti web non ben identificati, se non per i loro pop-up più fastidiosi delle zanzare a luglio.
La vita delle persone non dovrebbe fare notizia
Sì, proprio così, la vita delle persone non dovrebbe fare notizia mai. La vita delle persone in quanto tale, con le scelte private anche di chi ha fama e pubblicità. Nascite, sposalizi, fidanzamenti, tradimenti e separazioni dovrebbero avere una loro sacralità ed una loro inviolabilità, invece non è così. Tutto quanto di più privato ci sia viene preso e sbattuto in prima pagina. Analizzato al microscopio, passato al tritacarne, masticato e sputato.
Abbiamo cominciato una parabola, anzi, ci siamo infilati in una spirale davvero assurda in cui si cercano sempre nuove “vittime” sacrificali da dare in pasto al famelico pubblico di pecore davanti alla tv o al pc o, di più, allo smartphone. Sorvoliamo sui social per carità cristiana, ovviamente.
Certo molte volte, ad onore del vero, bisogna anche dire che il “famoso” di turno ci marcia eccome e cerca di trasformare le proprie vicissitudini private in ricaduta pubblicitaria, magari sotto consiglio ed azione di altri “personaggi” come gli agenti.
Calciatori, veline, nani e ballerine
Un novello circo Barnum, il “circo mediatico” che si mette in moto dove alla fine non si riesce più nemmeno a distinguere il falso dal vero (se mai ce n’è). La notizia diventa sempre più triviale ed inutile ma condita di tanti di quei particolari utilizzati ad arte per rendere più digeribile il nulla che questa bolla d’aria fritta multicolore sfugge di mano sia ai protagonisti che ai “cronisti”.
In principio furono calciatori e veline i prediletti ora il grande amore che rischia di rompersi dopo venti e passa anni, tramato ed ordito con il tifo e lo sviscerato attaccamento di una città (la capitale) alla sua bandiera sportiva – anche se ormai vecchia gloria, purtroppo – fa il paio con l’altro racconto tossico. La coppia composta dal “vecchio” (si fa per dire e per giunta politico) che vorrebbe sposare la nuova fiamma estremamente più giovane (anche lei in politica).
Giù fiumi di parole, manco fossero i Jalisse, sul perché sul per come e sulle rivelazioni sconvolgenti. I beneinformati che saltano fuori ad ogni angolo. Le telecamere appostate sotto i portoni dei malcapitati e le interviste immancabili agli amici – che poi tanto amici non sono mai – con il tizio o la tizia del talaltro giornale che corre a ficcare il microfono in bocca al prescelto di turno.
Tutto scritto, tutto già visto e rivisto. Pietà, basta!