Il Giulio Cesare e il Tito Andronico di Shakespeare, riscritti e diretti l’uno da Fabrizio Sinisi/Andrea De Rosa e l’altro da Michele Santeramo/Gabriele Russo condividono identità, spazio scenico e un linguaggio potente e fortemente contemporaneo e, insieme, diventano due parti di una riflessione unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze, spesso drammatiche, del suo esercizio.
Da una parte, il Tito di Santeramo riesce a restituire l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono generale lieve ed elegante, capace di strappare anche un sorriso; dall’altra, Andrea De Rosa, privilegiando l’aspetto politico e filosofico del Giulio Cesare di Shakespeare, realizza uno spettacolo dall’atmosfera metallica in cui i congiurati cercano le ragioni profonde del loro omicidio, le interrogano e ne sono al tempo stesso travolti.
L’opera di Shakespeare incontra i temi e i linguaggi della scena contemporanea, rivelando in maniera decisa la propria universalità e la propria essenza atemporale.
Tito/Giulio Cesare nasce nell’ambito del Glob(e)al Shakespeare, il progetto presentato a giugno 2017 nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, riscuotendo un enorme successo di pubblico e per la cui ideazione Gabriele Russo si è aggiudicato il Premio dell’Associazione Nazionale Critici 2017 come migliore progetto speciale. Il Giulio Cesare e il Tito Andronico di Shakespeare, riscritti e diretti l’uno da Fabrizio Sinisi/Andrea De Rosa e l’altro da Michele Santeramo/Gabriele Russo condividono identità, spazio scenico e un linguaggio potente e fortemente contemporaneo e, insieme, diventano due parti di una riflessione unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze, spesso drammatiche, del suo esercizio. Da una parte, il Tito di Santeramo riesce a restituire l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono generale lieve ed elegante, capace di strappare anche un sorriso; dall’altra, Andrea De Rosa, privilegiando l’aspetto politico e filosofico del Giulio Cesare di Shakespeare, realizza uno spettacolo dall’atmosfera metallica in cui i congiurati cercano le ragioni profonde del loro omicidio, le interrogano e ne sono al tempo stesso travolti. L’opera di Shakespeare incontra i temi e i linguaggi della scena contemporanea, rivelando in maniera decisa la propria universalità e la propria essenza atemporale.