Il meraviglioso percorso fra le donne che hanno fatto la storia non poteva non dedicare uno spazio ad Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, ossia Tina Modotti, fotografa, attivista e attrice italiana di grande fama.
La Modotti è considerata una delle più importanti fotografe dell’inizio del XX secolo nonché una figura di spicco del comunismo della fotografia mondiale. Molte delle sue opere sono conservate in alcuni dei più importanti musei del mondo come l’International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester, il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia e la Biblioteca del Congresso.
La Storia
Tina Modotti nasce a Udine il 17 Agosto del 1896 e muore a Città del Messico il 5 Gennaio del 1942. Per qualche anno dopo la sua dipartita le opere e la fama di Tina rimangono ben vive in buona parte dell’ America Latina, tuttavia, qualche tempo dopo il mondo sembra scordarsi di questa grande artista, per un periodo di almeno trent’anni. Le cause di questo silenzio sono da attribuirsi al mondo reazionario, al provincialismo e moralismo tipico di un secolo non pronto ad accettare la grandezza di una donna libera appartenente al mondo culturale laico. Le opere di Tina, in buona parte conservate negli Stati Uniti, restano rinchiuse, nascoste al mondo a causa del maccartismo che rende impossibile la presentazione al mondo intero della grandezza di questa friulana che non solo ha elaborato immagini di altissima qualità ma ha altresì militato fra le fila del comunismo internazionale.
Tina nasce in una famiglia operaia, aderente al Socialismo di fine Ottocento, il padre Giuseppe lavora come meccanico e carpentiere mentre la madre Assunta Mondini fa la cucitrice.
A circa due anni, insieme alla famiglia emigra in Austria per lavoro per poi ritornare in Italia nel 1905, in quel periodo frequenta le prime classi della scuola elementare portando a casa ottimi risultati. A circa dodici anni per dare una mano alle finanze familiari inizia a lavorare in una filanda e inizia ad apprendere i primi concetti sulla fotografia frequentando lo studio dello zio Pietro Modotti.
Il papà di Tina, tuttavia, decide di trasferirsi in America e nel 1913 viene raggiunto da quasi tutta la famiglia compresa la giovane artista che qui lavora per una fabbrica tessile facendo la sarta, inoltre, inizia a frequentare mostre, a seguire manifestazioni teatrali e comincia a recitare nelle filodrammatiche della Little Italy.
La passione per le arti
Durante una visita all’ Esposizione Internazionale Panama Pacific fa la conoscenza del pittore e poeta Roubaix del’Abrie Richey, dagli amici meglio conosciuto come Robo, Tina si unisce all’artista nel 1917 e con lui si trasferisce a Los Angeles. Qui, i due condividono la passione per l’arte e la poesia, dipingono tessuti con la tecnica del batik e la loro casa diventa luogo di incontro per artisti e intellettuali.
Nel 1920 trovandosi ad Hollywood interpreta The Tiger’s Coat del regista Roy Clement ed alcune parti secondarie in altri due film: Riding with Death e I can explain, si tratta tuttavia di esperienze considerate da Tina deludenti per la natura commerciale stessa proposta dal cinema per cui l’artista decide di abbandonare presto il cinema. Per la sua rara espressività viene spesso ripresa dai fotografi Jane Reece, Johan Hagemayer e Edward Weston con il quale instaura un legame sentimentale. Il 9 Febbraio del 1922 Robo durante un viaggio in Messico si ammala di vaiolo e muore, Tina una volta li per omaggiare Robo, scopre un Paese che l’affascinerà per un lungo periodo di tempo. Nel 1923 torna a San Francisco in occasione della morte del padre Giuseppe e a fine anno scrive un omaggio biografico in onore del compagno che verrà pubblicato nel The Book of Robo.
A fine Luglio 1923 Tina ed Edward Weston con il figlio Chandler si trasferiscono in Messico, per due mesi alloggiano nel sobborgo di Tacubaja, qui, vivono in un clima politico e culturale post rivoluzionario a stretto contatto con grandi pittori muralisti quali David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Clemente Orozco appartenenti al Sindacato degli artisti e fondatori del giornale El Machete, testata portavoce della cultura emergente e successivamente componente ufficiale del Partito Comunista Messicano.
Grazie alla esperienza di Weston, Tina apprende velocemente l’arte della fotografia a conquista di li a poco la sua autonomia espressiva; alla fine del 1924 viene inaugurata una mostra delle loro opere al Palacio de Mineria, inaugurazione a cui partecipa anche il Capo dello Stato.
Fra il 1925 e il 1926 tornano diverse volte e per brevi periodi a San Francisco dove Tina incontra la madre malata e ha modo di conoscere la fotografa Dorothea Lange e compra anche una Graflex.
Una volta tornati in Messico Tina e Weston intraprendono un viaggio lungo tre mesi nelle regioni centrali al fine di raccogliere immagini per il libro di Anita Brenner: Idols Behind Altars.
Il rapporto fra lei e Weston si deteriora e questi si trasferisce definitivamente in California, Tina, invece continua il suo percorso di fotografa, crea molti ritratti, si unisce al pittore militante Xavier Guerrero, aderisce al Partito Comunista, lavora per il movimento sandinista nel Comitato Manos fuera de Nicaragua, partecipa alle manifestazioni in favore di Sacco e Vanzetti durante le quali conosce Vittorio Vidali, rivoluzionario italiano ed esponente del Komitern.
Tina evolve il suo modo di fotografare, da un primo interesse nei confronti della natura inizia a confrontarsi con immagini di denuncia sociale, concentrandosi sui simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto.
Le sue foto vengono pubblicate sulle riviste Forma, New Masses, Horizonte. In questo periodo entra in contatto con personaggi quali lo scrittore Jhon Dos Passos, l’attrice Dolores Del Rio e entra in amicizia con la pittrice Frida Khalo.
Nel Settembre del 1928 si lega a Julio Antonio Mella, un giovane rivoluzionario cubano con il quale vive un amore profondo e al fianco del quale intensifica il suo lavoro di fotografa impegnata nel sociale e militante politica.
Il legame con Mella, tuttavia, non dura molto, in quanto questi viene assassinato ad opera dei sicari del dittatore di Cuba Gerardo Machado il 10 Gennaio del 1929 mentre rincasa con Tina.
L’artista rimane indignata dall’accaduto e costretta a subire la campagna delle forze scandalistiche che tendono a coprire i mandanti e gli esecutori del delitto politico.
Partecipa a molte manifestazioni in onore di Mella e, come protesta, rifiuta l’incarico di fotografa ufficiale del Museo Nazionale Messicano. Si dedica alla militanza e alla fotografia realizzando un bellissimo reportage nella regione di Tehuantepec. Il 3 Dicembre si inaugura una rassegna dei suoi lavori all’ Università Autonoma di Città del Messico, la mostra si trasforma in un vero e proprio atto rivoluzionario per il contenuto delle fotografie mostrate e per l’entusiasmante presentazione del pittore Siqueiros. La rivista Mexican Folkways pubblica il manifesto Sobre la fotografia firmato da Tina Modotti.
Il clima politico cambia e le organizzazioni comuniste vengono messe fuorilegge, il 5 Febbraio 1930 Tina viene ingiustamente accusata di aver partecipato a un attentato contro il nuovo capo dello stato Pasqual Ortiz Rubio, dunque viene arrestata ed espulsa dal Messico.
Raggiunge Berlino insieme a Vittorio Vidali, qui conosce Bohumir Smeral, fondatore del Partito Comunista di Cecoslovacchia, lo scrittore Egon Erwin Kisch e la fotografa Lotte Jacobi nello studio della quale espone le opere portate dal Messico. Cerca di riprendere la carriera fotografica ed entra in contatto con la stampa del tempo in particolare con quella popolare di Willy Munzerberg e alcuni illustri quotidiani non esitano a pubblicare foto di Tina.
Ad Ottobre decide di partire alla volta di Mosca dove Vidali la attende, qui allestisce la sua ultima esposizione, lavora come traduttrice e lettrice della stampa estera, scrive opuscoli politici, ottiene la cittadinanza e diventa membro del partito. Decide di abbandonare la fotografia per dedicarsi alla militanza nel Soccorso Rosso Internazionale. Sino al 1935 vive fra Mosca, Varsavia, Vienne, Madrid, Parigi per seguire la sua nuova vocazione. Quando nel 1936 si trova a fare i conti con la guerra civile spagnola si trova a Madrid e assume il nome di Maria, mentre Vidali, ormai suo compagno da anni, assume il nome di Carlos J. Contreras Comandante del Quinto Reggimento. Durante la guerra lavora negli ospedali e nei collegamenti stringendo legami con altre combattenti, si dedica ad attività di tipo politico e culturale: scrive sull’organo del Soccorso Rosso Ayuda, nel 1937 a Valencia fa parte della organizzazione del Congresso internazionale degli intellettuali contro il fascismo e insieme a Carlos promuove la pubblicazione di Viento del Pueblo poesia en la guerra con le opere del poeta Miguel Hernandez. Conosce Robert Capa, Gerda Taro, Hemingway, Antonio Machado, Dolores Ibarruri, Rafael Alberti, Malraux, Norman Bethun e tanti altri delle Brigate Internazionali.
Nel 1938 la troviamo fra gli organizzatori del Congresso Nactional de la Solideriedad di Madrid. Durante la ritirata aiuta i profughi alla frontiera, arriva poi a Parigi con Vidali; nonostante sia ricercata dalla polizia fascista chiede il permesso alla sua organizzazione di trasferirsi in Italia per svolgere attività clandestina ma data la pericolosa situazione politica non le viene concesso.
Maria e Carlos tornano in Messico dove il presidente nuovo Lazaro Cardenas annulla la precedente espulsione. In Messico vivono una vita non facilissima Tina si dedica ad alcune traduzioni e frequenta poche persone. Il 5 Gennaio del 1942 dopo una cena con degli amici muore, la stampa reazionaria e scandalistica tenta di attribuire la colpa a Vidali. Pablo Neruda indignato dalla situazione scrive una poesia molto significativa di cui i primi versi sono scolpiti sulla tomba di Tina che si trova al Pantheon de Dolores di Città del Messico.