Tifoseria Napoletana fra “guerra e pace” non è il titolo di un nuovo best seller appena arrivato in libreria ma solo il tentativo di riassumere la situazione che si è venuta a creare in città fra la società di calcio e gli ultras. Una brutta storia, oggettivamente, che non solo non ha fatto, non fa e non farà onore a nessuno ma che propone spunti di riflessioni molto amari. Specie per chi ama il calcio e la propria squadra del cuore.
Si sa, a Napoli tutto quanto è intriso di emozione assume dei risvolti particolari. Quando poi si parla del Napoli allora la storia si fa molto ma molto seria. Fino a qualche tempo fa la tifoseria azzurra era riconosciuta essere una delle più calde non solo d’Italia ma anche d‘Europa certamente e del Mondo, finanche.
Qualcosa, però, oggettivamente si è incrinato. Nonostante la stagione straordinaria – o forse proprio in ragione della stagione straordinaria – attuale quelli che negli anni scorsi sono stati momenti di screzio fra la dirigenza della squadra di calcio e una frangia dei suoi tifosi sono deflagrati in una protesta tanto plateale quando incomprensibile ai più.
Tifoseria Napoletana e la città che si dipinge d’azzurro
La partita di campionato al Maradona con il Milan ha segnato uno spartiacque perché lo “sciopero del tifo” messo in atto dalle curve da più tempo è giunto al gesto estremo di non tifare la squadra e lasciare lo stadio ostaggio dei cori della tifoseria avversaria. Non basta, essendo divisi anche fra loro stessi su questa protesta in curva B sono scoppiati i tafferugli che tutti abbiamo potuto ‘ammirare’.
Un problema di ordine pubblico che non è tardato ad arrivare sulle scrivanie degli organi preposti alla sicurezza pubblica che è sfociato in un incontro al Ministero degli Interni con l’invito a sedersi allo stesso tavolo della “pace imposta” società e tifosi ribelli. Ne è scaturita una soluzione ‘all’italiana’ incentrata al volemose bene che vedremo davvero se reggerà.
Intanto la città si tinge (letteralmente) d’azzurro con manifestazioni che – secondo noi – con il tifo, la civiltà e la festa hanno davvero ben poco a che vedere. Non “volesse mai il cielo” che la ‘miopia’ delle autorità nella ricerca di un compromesso non significhi la consegna della società, dello stadio e della città intera al caos.
Intervista a cura di Serena Bonvisio