BUILDING presenta la mostra Paolo Parisi. The Weather was Mild on the Day of my Departure, a cura di Lorenzo Bruni, ideata appositamente per le sale espositive del piano terra e del primo piano.
Il progetto The Weather was Mild on the Day of my Departure è costituito da quattro nuovi cicli di opere che riflettono sulla pratica della pittura e che rappresentano gli ultimi tre anni dell’intensa ricerca dell’artista. Alle opere del 2018-2020 si aggiungono quattro sculture e un video del 2013 che condividono la stessa riflessione allargata sull’oggetto quadro e sulla relazione di quest’ultimo con il contenitore in cui si inserisce. Tutte le opere hanno in comune l’esplorazione del tema dell’eredità del Modernismo e della pittura monocroma, ma anche e soprattutto del viaggio – fisico e mentale – inteso come scoperta e condivisione del mondo con “l’altro diverso da sé”.
La mostra è stata concepita come una narrazione unica che si sviluppa all’interno di BUILDING chiamando in causa lo spettatore per mezzo di opere, di cicli e tecniche differenti. L’obiettivo è un’analisi sull’importanza dell’esperienza diretta della visione che, come ci suggeriscono le opere, risulta essere completa soltanto nel momento in cui viene raggiunto un equilibrio tra concetti quali: osservare e percepire, fare esperienza e interpretare, immagine figurativa e astratta, maschile e femminile, saper ricordare ma anche dimenticare. Tentativo che coincide con l’idea di individuare una terza via che sfugga al dualismo occidentale del secolo passato.
I nuovi cicli di opere vanno dai quadri monocromi The Whole World in a Detail (Fabric) (2020) – superfici cangianti per effetto della particolare stesura del colore che rimandano alla preziosità illusoria delle stoffe tipiche della pittura rinascimentale – alle opere site specific dal titolo Alle ragazze d’Italia! (2021), immagini di paesaggi dell’archivio personale dell’artista stampate su stoffa trasparente ricamata con elementi geometrici modernisti ripresi da un manuale di cucito. Gli altri due cicli sono The Whole World in a Detail (2018-2019) – pitture basate sulla ripetizione della forma quadrata del pixel fotografico che però nega se stessa per effetto della stratificazione dei colori – e The Weather was Mild on the Day of my Departure (2018), da cui è preso il titolo di tutta la mostra, costituito da dittici che mettono in relazione un monocromo dipinto con una immagine fotografica del paesaggio dello stretto di Messina, tra la Sicilia e il resto d’Italia.
Quello che accomuna le opere di Paolo Parisi in mostra a BUILDING, oltre alla riflessione sugli strumenti della pittura, è la volontà di analizzare i codici con cui l’essere umano interpreta la misurazione, l’immaginazione e la percezione del suo attraversare i luoghi, ma anche come li ricorda e li progetta. Questa esigenza è all’origine sia del lavoro installativo su stoffa Alle ragazze d’Italia!, sia dei dittici The Weather was Mild on the Day of my Departure, come pure delle opere del 2013. Queste ultime sono le sculture della serie U.s.a.i.s.o. (Uno sull’altro in senso orario) (2013) – volumi che rappresentano l’elemento “casa” o “studio” costituite da strati di fogli di cartone e calchi degli stessi, realizzati in gesso – e l’opera video dal titolo Untitled (postcards film) (2013) la cui narrazione cambia continuamente grazie a un sistema computerizzato che determina in modo random la sequenza delle immagini stratificandole tra loro, processo messo in evidenza anche dalla musica elettronica studiata per l’occasione. Questi due cicli, pur non appartenendo all’ultima produzione dell’artista, sono stati inseriti nel percorso espositivo per evidenziare la coerenza di intenti che da tempo Parisi affronta trovando soluzioni sempre nuove con cui aprire campi di riflessioni distanti, ma anche vicini, tra loro.
“Il tema che ritorna costantemente nei lavori di Parisi, che scandiscono la percezione e la re-immaginazione dei due piani dello spazio architettonico di BUILDING – come scrive il curatore della mostra Lorenzo Bruni – è il colore e la sua reazione alla stratificazione del tempo della visione. Il colore, nel suo caso, diviene viscere e intelletto nello stesso instante. Infatti, il risultato a cui conduce lo spettatore è quello di interrogarsi sull’idea di esperienza diretta in un tempo dominato dalla globalizzazione digitale e dalla pandemia mondiale, che ha costretto le persone a vivere nel proprio spazio privato pur in totale iper-connessione con tutti e tutto. La necessità di ragionare sulla contraddizione contemporanea di “essere o raccontarsi” è risolta proponendo già una direzione di soluzione per mezzo del titolo della mostra che è preso in prestito dal testo di Joshua Slocum, il primo uomo che nel 1895 naviga il globo in solitaria. La frase in questione fa riferimento al momento della sua partenza dalle coste di Boston senza motore, senza radio, senza GPS, senza carte elettroniche… e persino senza sapere nuotare. Tutto indica una totale aderenza all’instante che non protende al passato, bensì alla scoperta del possibile futuro”.