Secondo l’ADP Research Institute, i datori di lavoro europei non riescono a soddisfare le aspettative dei propri dipendenti e rischiano di perdere talenti. Il rapporto “The Evolution of Work 2.0” ha intervistato più di 8.500 dipendenti e datori di lavoro in Europa e ha riscontrato lacune significative.
Secondo la ricerca, oltre la metà (57%) dei dipendenti in Europa afferma che le aspettative che ha riposto nella propria azienda non sono state soddisfatte. Con il 60% dei dipendenti aperti a nuove opportunità di carriera e con quasi la metà (47%) dei dipendenti europei che affermano di essersi allontanati da un lavoro che non ha soddisfatto le loro aspettative. I datori di lavoro devono fare di più per conservare i loro migliori talenti.
Affrontare il divario
Le cose che attraggono un dipendente sono per lo più le stesse che lo fanno poi rimanere, in particolare il lavoro stesso e le ore di lavoro. Mentre dipendenti e datori sono abbastanza allineati in ciò che attrae i talenti, sembra esserci una significativa disconnessione quando si tratta di ciò che fa rimanere fedeli i lavoratori alla propria azienda, con i datori di lavoro che sovrastimano l’influenza dello sviluppo della carriera.
I dipendenti europei affermano che la propria azienda è brava nel reclutamento (41%), nell’assunzione (44%) e nella formazione (46%). Tuttavia, poco più di un terzo dei dipendenti europei offre alle proprie aziende un punteggio elevato nella pianificazione dello sviluppo della carriera (35%) e nel valutare le performance dei dipendenti (38%).
“I datori di lavoro devono cambiare il loro focus e soddisfare un più ampio insieme di esigenze per la crescita personale dei dipendenti. – afferma Virginia Magliulo, General Manager di Adp Italia – Al momento, i datori stanno facendo un ottimo lavoro nel fornire elementi di gestione dei talenti associati alla prima parte del percorso lavorativo. Ma al fine di mantenere il talento, hanno bisogno di ricordare ciò che ha attratto un dipendente in primo luogo, e assicurarsi di mantenere le promesse che hanno offerto. I risultati mostrano che non riuscire a farlo potrebbe vedere quel talento uscire dalla porta.”
Italia
In Italia si dichiara soddisfatto il 65% dei lavoratori, vince la fascia 25-34 con il 70% di soddisfatti.
L’avanzamento di carriera è un fattore fondamentale per attrarre e conservare i dipendenti, per cui desta preoccupazione il fatto che quasi un terzo (35%) dei lavoratori italiani dichiari come i propri datori di lavoro non facciano abbastanza per supportare il loro avanzamento di carriera o non lo supportino affatto.
I risultati rivelano che l’età è un fattore determinante per la disponibilità di opportunità di carriera e che i dipendenti si sentono molto meno supportati a mano a mano che invecchiano (16,6% della media dei lavoratori italiani, ma sopra i 45 anni la percentuale va dal 25 al 40%), il che è logico ma anche curioso se pensiamo che al giorno d’oggi l’età lavorativa si è nettamente spostata in avanti. L’ostacolo età è inoltre temuto più dagli uomini che dalle donne (19,6% vs 12,4%). Per la prima volta nella storia, esiste una forza lavoro che sta invecchiando: molto presto, cinque generazioni di impiegati lavoreranno fianco a fianco. Le tecnologie avanzate e ulteriori significative differenze d’età nella forza lavoro fanno sentire isolati i lavoratori più anziani, che si sentono sorpassati da lavoratori più giovani e tecnologicamente più preparati.
Secondo ostacolo considerato, che mette d’accordo tutte le fasce d’età, è il cosiddetto favoritismo, temuto dal 12,2% degli italiani (14% uomini e 9,6% donne). L’8,3% denuncia invece una generale mancanza di opportunità di crescita (7% uomini e 10% donne).
La differenza tra i due sessi si riscontra soprattutto alla domanda “vedi i bisogni familiari come un ostacolo alla carriera?”, a cui ha risposto di sì l’8,4% delle donne, contro il 4,7% degli uomini. Alla domanda ”credi che il sesso di appartenenza possa essere un ostacolo alla crescita professionale?” ha risposto di sì il 7,3% delle donne contro lo 0,8% degli uomini.