Ci sono persone che dalle proprie sventure traggono la forza per aiutare non solo se stessi ma anche gli altri. Terry Fox era così, determinato (forse meglio dire testardo), sensibile, doti che emergevano anche nel suo essere atleta e che il cancro non aveva minimamente intaccato. Il Canada, che lo ha consacrato eroe nazionale, lo ricorda ogni anno attraverso la Fondazione a lui intitolata e non ha rinunciato a farlo neanche nel 2020 segnato dalla pandemia.
Terry Fox: l’atleta che il cancro non era riuscito a fermare
Quando, all’età di 18 anni, a Terry Fox fu diagnosticato un osteosarcoma al ginocchio destro e per salvargli la vita i medici dovettero amputargli l’arto, Terry era già un atleta. Si era dedicato al nuoto e a scuola aveva giocato nella squadra di basket. Le sconfitte non lo avevano mai abbattuto, anzi, gli avevano dato la forza di raggiungere obiettivi importanti. La notte prima dell’intervento di amputazione, il suo allenatore di Basket del liceo gli portò una rivista sulla corsa con un interessante articolo su Dick Traum, un atleta che aveva partecipato alla maratona di New York con un arto amputato. La lettura fu illuminante e Terry decise che, in questa nuova fase della sua vita, avrebbe corso la maratona. La sofferenza vista nel reparto oncologico del suo ospedale e la notizia dei progressi della ricerca fecero il resto.
La maratona della speranza
Iniziò così la sua impresa: tra lo scetticismo della Canadian Cancer Society e il sostegno della Ford che prestò il camper che serviva da supporto durante il percorso, della Imperial Oil, che donò il carburante, mentre l’Adidas lo omaggiò delle scarpette da corsa. L’idea era quella di attraversare il Canada da est a ovest, dal versante atlantico a quello pacifico. Il 12 aprile 1980 si mise in moto. Percorse ogni giorno 42 chilometri per 143 giorni. L’evento divenne famoso e lungo il percorso sempre più persone si unirono a lui e si prodigarono in donazioni. Dopo 5373 chilometri, attraverso Terranova, Nuova Scozia, Isola del Principe Edoardo, Nuovo Brunswick, Quebec e Ontario, arrivato a Thunder Bay, fu costretto a fermarsi. Ricoverato in ospedale scoprì che il tumore partito dalla gamba si era propagato ai polmoni. La sua impresa di raccogliere fondi per la ricerca sul cancro fu portata avanti dall’emittente televisiva CTV Television Network che aggiunse al 1,7 milione di dollari raccolto da Terry altri 10 milioni. 9 mesi dopo quella memorabile impresa Terry morì. Il suo funerale fu trasmesso in diretta tv e in tutto il Paese le bandiere furono tenute a mezz’asta. Onore fino ad allora riservato solo agli statisti.
Ho tratto soddisfazione dal fare cose difficili. È stata una sensazione incredibile. Il dolore c’era, ma il dolore non aveva importanza.
Terry Fox
Eroe nazionale
E così Terry non portò a termine la maratona. L’anno dopo morì o, come diremmo oggi, perse la sua battaglia contro il cancro. In realtà Terry non ha perso proprio nulla. La maratona della speranza si corre ancora oggi, si chiama Terry Fox Run in sua memoria e continua dopo quasi quarant’anni a raccogliere fondi per la ricerca sul cancro. Chiunque voglia contribuire può farlo anche quest’anno collegandosi al sito della Fondazione a lui dedicata. L’appuntamento è per domenica 20 settembre con una corsa, una camminata o una passeggiata in bicicletta: ognuno può dare il suo contributo, a modo suo.