Haiti è uno di quei posti del mondo che vederlo su una carta geografica sembra surreale lì nel pieno del mar dei Caraibi su quell’isola di Hispaniola che segna il territorio condiviso fra Port au Prince con Santo Domingo: il paradiso dominicano e l’inferno haitiano.
Uno dei posti più povero e tartassato del mondo, sì tartassato da disavventure politiche ed economiche e dalle forze della natura che negli anni non le hanno lesinato né terremoti, né maremoti, né alluvioni o uragani tropicali. I guai di Haiti si perdono nella notte dei tempi fin da quando il buon Colombo mise piede sull’isola nel suo errabondo viaggio alla ricerca delle Indie.
Haiti: un po’ di storia e l’instabilità
Da allora prima il colonialismo ispanico e poi quello francese hanno spogliato il territorio delle sue ricchezze e gli indios della loro stessa esistenza. Zucchero e caffè ne fecero la principale colonia caraibica del sistema francese e fece si che stabilisse sull’isola una genia bianca del tutto estranea al territorio soprattutto nelle vesti dei grandi latifondisti che si accaparrarono la terra e le piantagioni creando un sistema di schiavitù.
E’ la fine del ‘700 a portare la rivoluzione che porterà all’indipendenza nel 1804. Da allora altri enormi periodi di instabilità attraversano il Paese fino all’invasione americana dei primi del ‘900 che fra alterne vicissitudini porta fino all’instaurazione della di dittatura dei Duvalier con Papa Doc e Baby Doc che si successero durante tutto l’arco del ‘900 al timone dello stato caraibico.
Fra tante vicissitudini ma la costante ingerenza americana che ha sempre tirato le fila dei governanti haitiani si era arrivati nel 2017 all’elezione (?!) del Presidente Moïse che viene assassinato proprio nella notte fra il 7 e l’8 luglio scorso. Il Paese ripiomba nel caos più totale.
Haiti: si scatenano tutte le furie della natura
Si sa, i guai non arrivano ma ad uno alla volta ed ecco che la natura da uno scossone al piccolo stato con un terremoto di magnitudo 7.2 che non ci mette molto a radere quasi al suolo strutture ed infrastrutture del Paese innestando il delirio totale ponendo da un lato l’emergenza più totale in cui Haiti versa ora più che mai e una vacatio di poter assoluta in cui non si sa nemmeno chi debba coordinare i soccorsi e come indirizzarli.
Sembra che qualcuno abbia preso di mira questo sperduto angolo del globo già tanto martoriato perché non è finita qui. Mentre i numeri della tragedia dicono: 1.297 i morti ufficiali, 5.700 feriti, 13.000 le case distrutte, ma il numero è destinato a crescere, si profila all’orizzonte una ulteriore catastrofe.
Haiti sarà il centro della Tempesta Grace che arriverà da qui a qualche giorno proprio a quelle latitudini e che si prevede molto distruttiva.
L’emergenza umanitaria che nasce da queste catastrofi dovrebbe muovere tutti e gli States in primis dovrebbero sentire il dovere morale di correre in aiuto di questa popolazione che rischia ogni sorta di difficoltà umana ancora più atroce.