I terremoti nei Campi Flegrei si susseguono a cadenza quasi giornaliera ormai da settimane. I fenomeni tellurici non sono nuovi nella zona e hanno una radice ben precisa: il bradisismo. Prendendo atto della gravità della situazione che questo straordinario territorio sta vivendo, vogliamo oggi ricordare la sua particolare morfologia e ripercorrere insieme i momenti salienti di quella che suo malgrado è divenuta la sua storia.
La caldera dei Campi Flegrei
I Campi Flegrei si trovano a Nord-Ovest della città di Napoli. Ricoprono un’area vasta 12×15 chilometri che parte dalle colline di Posillipo e dei Camaldoli per spingersi fino ai comuni di Bacoli, Giugliano in Campania, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto.
Rappresenta un’area di notevole interesse geologico poiché si adagia su una caldera. La caldera è una depressione del terreno generata dal collasso della camera magmatica di un vulcano in seguito a un’eruzione. Spesso in corrispondenza di una caldera si forma un lago per effetto dell’accumulo di acque piovane. Può capitare, inoltre, che se e quando l’attività vulcanica riprende, si trasferisca nel sottosuolo. Ciò è quanto accaduto nei Campi Flegrei: la sua attività vulcanica è ripresa nel sottosuolo con il fenomeno del bradisismo.
Cos’è il bradisismo
Il termine bradisismo significa letteralmente lento movimento del suolo. Tale movimento porta in momenti diversi a un innalzamento e a un abbassamento del suolo. I movimenti del bradisismo sono accompagnati da continui terremoti che possono avvenire anche a brevissima distanza l’uno dall’altro e che nel loro insieme sono detti sciame sismico. Le prime testimonianze dei movimenti del bradisismo risalgono al IV secolo d.C. Il suo andamento è stato ricostruito studiando i livelli marini registrati sulle colonne di un sito archeologico sito a due passi dal Rione Terra: il Serapeo. Inizialmente considerato un tempio eretto in onore del dio Serapide, in realtà era un mercato di epoca romana. Nel sito sono presenti tre colonne che conservano ancora le tracce dei livelli marini che si sono alternati nel corso dei secoli.
Venendo a tempi molto più recenti, gli anni Sessanta del Novecento sono stati caratterizzati, come testimoniato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), da un abbassamento del suolo a un ritmo di 1,5 cm l’anno. Gli anni Settanta e Ottanta, invece, hanno visto il suolo alzarsi velocemente di ben 3,5 m. Un movimento, questo, caratterizzato da numerosi terremoti e danni ingenti agli edifici.
L’ultima crisi bradisismica si è avuta negli anni 1982-1984. Quegli anni furono caratterizzati da sollevamenti anche di 15 cm in pochi mesi e da sciami sismici con anche più di 200 eventi in poche ore.
Per avere un’idea ancora più chiara dell’entità del fenomeno, i movimenti geologici registrati dal 1982 al 1984 portarono a un sollevamento dell’area del porto di Pozzuoli pari a circa 185 cm ai quali vanno aggiunti i 170 cm circa registrati nel periodo dal 1970 al 1972 per un sollevamento totale di 3,55 m.
Terremoti dei Campi Flegrei: cosa sta accadendo oggi
Dopo quarant’anni, i Campi Flegrei sembrano vivere nuovamente una stagione molto critica. Il mese di settembre ha registrato un numero considerevole di terremoti tutti compresi tra i 2 e i 4 gradi di magnitudo. Alcuni degli sciami sismici hanno contato anche 80 eventi nel giro di 24 ore.
Le autorità locali stanno provvedendo a fare le opportune verifiche su strade, ferrovie ed edifici anche scolastici. La situazione è costantemente monitorata dall’INGV e dalla Protezione civile. Numerosi tavoli tra esperti e autorità locali si stanno aprendo sull’emergenza. La domanda allora è: se i fenomeni tellurici dovessero peggiorare scatteranno adeguati piani di evacuazione? Cosa si è fatto in questi quarant’anni in vista di una nuova emergenza?