Il Covid non ferma le battaglie sindacali, anzi. Lottare per il lavoro è un dovere in un anno come il 2020 che ha messo in ginocchio più di un settore produttivo e molte famiglie rischiano di andare in mezzo a una strada. Un esempio lampante è Napoli dove gli operai della Whirlpool non si arrendono alla chiusura dello stabilimento. Quello della tensione sociale era un dato ampiamente preannunciato per questo autunno e il ritorno degli scioperi lancia un messaggio chiaro: la pandemia non può essere una scusa. E’ facile immaginare che sarà uno scorcio d’anno piuttosto infuocato.
Lo sciopero del 5 novembre
Il primo degli scioperi indetti in Italia è stato fissato, infatti, per domani 5 novembre dalla CGIL. I metalmeccanici incroceranno le braccia per 4 ore per portare avanti il loro programma:
- Tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori
- Stabilizzare l’occupazione
- Migliorare e riconoscere le competenze professionali
- Contrattare lo smart working e conciliare i tempi di vita e di lavoro
Al centro della contestazione c’è soprattutto l’adeguamento del contratto nazionale dei metalmeccanici dopo che è saltata la trattativa tra sindacati e Federmeccanica. I primi hanno proposto un aumento di 156 euro il secondo ha ribassato a 40 euro.
Gli scioperi del trasporto locale
Nel mese di novembre si fermeranno anche i trasporti pubblici e privati. Il 6 novembre sciopereranno i tassisti in tutta Italia e per l’intera giornata. Autobus e metro si fermeranno a livello territoriale con un calendario diverso regione per regione e, a livello nazionale, il 25 novembre in concomitanza con lo sciopero generale. Per il 13 novembre è previsto lo sciopero nazionale del personale aereo.
Il ritorno degli scioperi in un clima di tensione sociale: quale significato?
Le rivendicazioni dei sindacati fanno riferimento a questioni, come appunto il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, antecedenti alla pandemia. I nuovi assetti lavorativi imposti dall’emergenza sanitaria, poi, richiedono nuove regolamentazioni soprattutto se rappresentano il futuro. Il Covid 19 ha senza dubbio rimescolato le carte in tavola anche nei settori economico e produttivo con conseguenze che si sono inevitabilmente riversate sul mondo del lavoro. Un mondo devastato nei suoi diritti e nelle sue potenzialità e che ora deve guardare alla pandemia come a un momento di rilancio. In parole semplici: la pandemia non può essere il paravento per licenziare o negare diritti ai lavoratori.
In copertina foto di Gerdi Möller-Jansen da Pixabay