Ci si lamenta perché si lavora troppo, non si ha mai abbastanza tempo libero da dedicare alla famiglia o agli hobby e questo può provocare anche grande frustrazione. Qualcuno, allora, sarà felice di sapere che avere troppo tempo libero a disposizione non è fonte di felicità, al pari di averne troppo poco. A dirlo sono gli studiosi dell’Università della Pennsylvenia che hanno pubblicato i risultati del loro studio sul “Journal of Personality and Social Psychology”.
Tempo libero: sembra sempre troppo poco?
La ricerca si basa sui risultati dell’American Time Use Survey, il sondaggio condotto per conto dell’Ufficio del Lavoro americano, negli anni 2012 e 2013 su un campione di 21.736 persone. I soggetti che hanno partecipato al sondaggio hanno presentato un racconto dettagliato di quanto fatto nelle 24 ore precedenti: le attività svolte per ogni ora della giornata e l’indice di benessere ricevuto da ogni attività. I risultati hanno dimostrato che a un aumento del tempo libero è, sì, corrisposto un aumento del benessere ma solo fino a un certo punto. Il piacere è aumentato fino a due ore di tempo libero, dalle tre alle
quattro ore si è stabilizzato ed è iniziato a calare dopo cinque ore. La ricerca si è avvalsa anche dei dati emersi dal National Study of the Changing Workforce tra il 1992 e il 2008. A 13.639 lavoratori americani è stato chiesto il livello di soddisfazione in relazione al tempo libero trascorso. Anche in questo caso, i livelli di benessere salgono dopo un certo numero di ore per diminuire dopo ore considerate in eccesso. Un terzo studio che ha coinvolto 6000 persone ha determinato che il giusto livello di soddisfazione si raggiunge dopo una quantità moderata di tempo libero pari a 3,5 ore al giorno.
Lavoro vs pensione
“I nostri risultati – ha specificato Marissa Sharif, PhD, assistente professore di marketing presso la Wharton School e autrice principale dell’articolo – suggeriscono che finire con interi giorni liberi da riempire a propria discrezione può lasciare una persona altrettanto infelice. Le persone dovrebbero invece sforzarsi di avere una moderata quantità di tempo libero da trascorrere come vogliono.” Sarà per questo motivo che alcune persone (perlopiù uomini) dopo i primi giorni di vacanza, durante i quali apprezzano il riposo, non vedono l’ora di tornare al lavoro? “Nei casi in cui le persone si trovano con una quantità eccessiva di tempo discrezionale, come la pensione o l’abbandono del lavoro, i nostri risultati suggeriscono che queste persone trarrebbero vantaggio dal trascorrere il tempo ritrovato con uno scopo”. La pensione e l’abbandono del lavoro, però, sono due condizioni per le quali a influire sui livelli di felicità non c’è solo il maggior tempo libero, ma anche l’ingresso in una nuova fase della vita che è la vecchiaia, o una difficoltà legata al luogo in cui si lavora o alla propria vita.
La ricerca della felicità
In tempi come quelli che viviamo nei quali si parla tanto di equilibrio tra lavoro e vita personale e alcune aziende stanno sperimentando la settimana lavorativa corta, i risultati di questa ricerca sembrano un po’ appannare un mito così tanto rincorso. Se è finito quel rampantismo che teneva ancorate le persone alle loro postazioni di lavoro fino a tarda sera, ora sappiamo che anche l’esatto contrario non apporta benefici. Moderazione, nel lavoro come nel tempo libero, sembra essere l’ultimo mood. In fondo lo dicevano anche i latini migliaia di anni va: “in medias res stat virtus”.